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IL 40% DEI GIOVANI ITALIANI LONTANO DALLA POLITICA. SOLO IL 35% ADERISCE AD UN PARTITO

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Difficile oggi prevedere quanti giovani andranno alle urne il 4 marzo e quale forza politica sceglieranno. Ci sono però due elementi solidi che possono aiutare a capire l’orientamento delle nuove generazioni. Il primo è l’atteggiamento di fondo verso i singoli movimenti e partiti, che consente di ottenere un’idea sul bacino potenziale da cui può pescare ciascuna forza politica. Il secondo è la distanza da tutta l’attuale offerta politica, che permette di ricavare una misura della possibile astensione.

In uno studio in corso di pubblicazione nell’edizione 2018 del Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo, sono stati analizzati in modo approfondito i dati di un’indagine condotta ad ottobre 2017 sull’atteggiamento delle nuove generazioni (campione di 3034 persone di età 20-34 anni rappresentativo su scala nazionale) verso la politica e sul loro orientamento al voto, in combinazione con il profilo sociale, la condizione economica e i valori di riferimento.

L’indagine sarà pubblicata, in aprile, nel volume “La condizione giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2018” (ed. Il Mulino), che raccoglierà dati e analisi dell’indagine dell’Istituto Toniolo realizzata in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo.

In una delle domande chiave dell’indagine veniva chiesto di assegnare un giudizio da 1 a 10 a ciascuna delle forze politiche italiane. Oltre il 40 percento degli intervistati le ha bocciate tutte, evidenziando una disaffezione verso tutta l’offerta politica.

Il rimanente 60 per cento ha trovato almeno una forza politica a cui dare la sufficienza (giudizio da 6 in su). Sul totale degli intervistati a ottenere la parte più elevata di giudizi positivi (o quantomeno non negativi) è il Movimento 5 stelle con un valore pari al 30 per cento. Questo significa che la metà di chi ha dato almeno una sufficienza (i non del tutto “disaffezionati”) ha indicato il M5S tra i partiti visti favorevolmente.

Si tratta di un bacino potenziale di voti perché se il giudizio positivo porta l’intervistato che lo ha espresso a prendere in considerazione la possibilità di votare il M5S, lo stesso intervistato può aver dato un giudizio favorevole anche ad un’altra forza politica e alla fine scegliere quest’ultima (o non andare a votare). Il bacino potenziale ci dice solo che l’intervistato guarda con possibile interesse il partito/movimento corrispondente, ma la possibilità di recarsi al seggio e dare un voto effettivo dipende da fattori che si giocano nelle ultimissime settimane della campagna elettorale.

Dopo i 5 stelle si collocano Pd e Lega con un bacino potenziale attorno al 20% (su tutti i giovani, e pari al 30% su chi non è “disaffezionato”). Segue Forza Italia con il 15,5%, mentre le ali più a sinistra e più a destra arrivano attorno al 13%.

Detto in altre parole chi è lontano da tutti i partiti/movimenti è pari al 40%. Se tutti gli altri andassero a votare, più o meno convinti, il M5S potrebbe arrivare al 50% se riuscisse a mobilitare verso le urne tutto il suo bacino potenziale. Il Pd e la Lega potrebbero al massimo arrivare al 33%, Forza Italia non molto oltre il 25%.

Ma chi sono i “disaffezionati”? Che caratteristiche hanno? È interessante notare come oltre metà di questa larga disaffezione (il 52,5%) non si riconosce nella distinzione tra destra e sinistra. Questo significa che più di un disaffezionato su due (quindi oltre il 20% di tutti i giovani) non è solo lontano dagli attuali partiti ma si sente estraneo alla politica.

Questi sono i giovani che rischiano di rinunciare definitivamente ad occuparsi della politica, non in termini di partecipazione ma anche di informazione e interesse. Risultano, infatti, anche i più lontani dalle istituzioni presentando un livello di fiducia più basso anche rispetto agli elettori del M5S.

È comunque interessante notare come, tra chi si dispone nell’asse Destra/Sinistra, prevalgano i disaffezionati di area centro-sinistra: il 30,5% contro il 16,0% di area centro-destra. Si tratta in buona parte di delusi dall’esperienza di governo degli ultimi anni.

“I dati di questa ricerca evidenziano come ben quattro intervistati su dieci si sentano lontani da tutte le forze in campo. Eppure l’attuale offerta politica propone un ampio menù di partiti di governo e di opposizione, di destra e di sinistra, tradizionali e antisistema – commenta Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale, coordinatore scientifico del Rapporto Giovani -. Va, inoltre, evidenziato che solo poco più di un giovane intervistato su tre esprime una vicinanza univoca e forte ad almeno un partito o movimento. Emerge, quindi, un bacino molto ampio di incertezza e potenziale astensione che va a confermare l’idea di un comportamento elettorale delle nuove generazioni molto fluido e difficile da prevedere (sia rispetto alla scelta di andare a votare, sia rispetto a quale segnale dare con il proprio voto formalmente espresso). Metà di questa larga disaffezione non si riconosce nella distinzione tra destra e sinistra, mentre l’altra metà sembra soprattutto delusa dalla propria area politica di riferimento. E a deludere di più, come spesso accade, è chi governa.

In sintesi, l’orientamento politico dei giovani appare molto articolato, con una bassa adesione ai partiti tradizionali, forte disaffezione generalizzata, alta disponibilità a dar consenso a chi dà voce alla protesta e alla frustrazione. Il ritratto di una generazione delusa e confusa rispetto all’offerta attuale ma soprattutto rispetto alla propria condizione, con una grande domanda di alleati solidi e affidabili con i quali immaginare un destino migliore per il Paese”.

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