ELIMINATO L’HIV DAL SECONDO PAZIENTE AL MONDO
Eccezionale risultato dalla ricerca contro l’Aids. Il secondo caso al mondo di un paziente con Hiv-1 che ha raggiunto la remissione completa dopo un trapianto di cellule staminali è descritto in un articolo pubblicato su “Nature”.
Sebbene il paziente sia rimasto finora in remissione per 18 mesi, i ricercatori britannici guidati da Ravindra Gupta, virologo all’University College London, avvertono che è ancora troppo presto per dire che è “guarito” dall’Hiv. L’uomo ha scelto di restare anonimo e gli scienziati si riferiscono a lui come “il paziente di Londra”.
Finora, ricordano i ricercatori su ’Nature’, abbiamo avuto solo un caso documentato di un paziente curato dall’Hiv dopo aver ricevuto un trapianto di cellule staminali ematopoietiche da un donatore con due copie della mutazione Δ32 di CCR5. In effetti CCR5 è un co-recettore per l’infezione da Hiv-1 e i portatori omozigoti di questa mutazione sono resistenti alle infezioni da virus Hiv-1 con questo co-recettore. Questo celebre precedente, noto in tutto il mondo come “il paziente di Berlino”, si è verificato oltre 10 anni fa, ma il trattamento per arrivare a questo risultato era stato molto aggressivo e l’approccio non era stato ripetuto con successo, almeno fino ad ora.
Ravindra Gupta e i suoi colleghi hanno dimostrato l’efficacia di una forma meno aggressiva di trattamento in un uomo con Hiv-1 a cui era stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin avanzato nel 2012. Per trattare il tumore, il paziente ha ricevuto un trapianto di cellule staminali ematopoietiche da un donatore con due copie dell’allele CCR5 Δ32. L’uomo ha avuto solo una lieve reazione al trapianto di cellule staminali. I ricercatori spiegano che, in seguito a questo trattamento, il paziente è diventato omozigote per CCR5 Δ32, e la terapia antiretrovirale è stata interrotta dopo 16 mesi.
Dopo aver effettuato una serie di analisi, gli autori hanno potuto confermare che l’Rna dell’Hiv-1 non era rilevabile. Il paziente è rimasto in remissione per altri 18 mesi. Questi risultati dimostrano che il “paziente di Berlino” non era un’anomalia, e forniscono ulteriore supporto allo sviluppo di approcci mirati al co-recettore CCR5 come strategia per raggiungere la remissione dell’Hiv.