Angolo della Salute

COAS MEDICI: LA MACCHINA DEL SSN È FERMA, RIPRISTINARE SUBITO I FONDI AZIENDALI PER FERMARE L’EMORRAGIA DI MEDICI

 

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“La macchina della Sanità è ferma, e se non si interviene al più presto non sarà possibile arrestare l’emorragia di medici prima che il suo funzionamento sia del tutto compromesso: bisogna recuperare i fondi persi in questi anni e riprendere un reale dialogo per il rinnovo del Contratto Nazionale, fermo ormai al 2010”. Lo dichiara Alessandro Garau, del CoAS Medici Dirigenti.

“Sono i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, CCNL, come stabilisce il D.Lgs. n.29 del 1993, che devono stabilire la retribuzione economica dei medici e non, come è accaduto negli anni, sia a discapito dell’entità delle retribuzioni che dell’equa distribuzione territoriale, le Regioni,” spiega il segretario nazionale del CoAS.  “Il CCNL del 1996 ha istituito la RIA, o meglio la Retribuzione Individuale di Anzianità: questa parte del reddito doveva ritornare nel budget stipendiale una volta che il medico fosse andato in pensione; questo recupero era stabilito dovesse essere trasferito al Fondo di Posizione a beneficio dei medici che rimanevano in servizio. Una risorsa economica che, con la crisi del 2010, è stata sottratta alla Sanità per essere destinata al sostegno dei conti dello Stato, congelando inoltre la dinamica salariale al budget di quell’anno”.

“Nel corso dell’ultimo decennio – continua Garau – la situazione è rimasta in gran parte invariata, ma i medici non ci stanno e stanno personalmente inviando alle loro aziende la richiesta di ripristino e ricalcolo dei fondi aziendali scippati da norme non sottoposte alla legittima contrattazione prevista per la retribuzione fondamentale.”

“Questo è solo uno dei numerosi motivi che spinge i medici dipendenti a fuggire dal ‘posto fisso’ offerto dalla ‘dipendenza’, – prosegue Garau – creando una vera e propria emorragia di forza lavoro, già impoverita dal numero chiuso delle facoltà di medicina e dal blocco delle assunzioni che ha determinato il mancato turn-over”.

“La lista dei motivi di fuga è lunga – aggiunge Garau – Ci riferiamo alla pressione psicologica dei turni di lavoro al di là della normativa europea, l’attribuzione di funzioni giornaliere invece che orari precisi e documentati,  l’impossibilità del recupero delle ore di straordinario per carenza degli organici, la distanza esistente tra chi controlla da una scrivania e chi tratta con i pazienti, le innumerevoli ore di straordinario ben oltre il limite delle 48 per settimana, il ricorso alla motivazione ‘per esigenze di servizio’ a coprire carenze croniche, le ore notturne passate al lavoro su chiamata in reperibilità… Tutte queste situazioni difficili di lavoro stanno stremando i medici ospedalieri ancora in servizio e stanno sconsigliando i neo-laureati in medicina ad intraprendere quelle specializzazioni con il maggior indice di rischio”.

“La carenza di risorse economiche – conclude Garau – sta rallentando sempre più la macchina della Sanità fino a dare la sensazione di impotenza degli organi istituzionali davanti alle criticità createsi nel ventennio precedente. I medici, oltre a fuggire dal lavoro che hanno desiderato e per il quale hanno studiato e lottato, sconsigliano con i fatti chiunque di intraprenderlo”.

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