CEI; VERSO FIRENZE 2015, OGGI AL GEMELLI SEMINARIO CON ARICE, GALANTINO E GIULIODORI
Si è tenuto oggi presso la Sala Brasca del Policlinico Gemelli, il seminario “Verso Firenze 2015: Opere di Nuovo Umanesimo: a quali condizioni?” tappa di avvicinamento al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale che si terrà a Firenze dal 9 al 13 Novembre 2015.
Mons. Nunzio Galantino, segretario della Conferenza Episcopale Italiana, ha aperto i lavori cercando di rispondere alla domanda del titolo del seminario: “Le opere nate per prendersi cura delle persone fragili, soprattutto se generate da carismi ecclesiali, oggi concorrono veramente a servire l’umano e pongono realisticamente prima la persona di ogni altro interesse? Così come raccomandato lo scorso Maggio da Papa Francesco ai vescovi italiani la vigilanza degli enti ecclesiali deve diventare responsabilità a non lasciare soli coloro che sono vittime della cultura delle scarto. Nelle fondazioni religiose, però, si parla sempre di rapportarsi ai carismi delle origini, ma queste sono soltanto parole che non portano mai a titoli di coda significativi. L’esigenza invocata in maniera reiterata al carisma è divenuta una sorta di nuovo gargarismo, che alcuni ingoiano, mentre altri buttano fuori”.
In relazione al ruolo e al compito delle Sanità nella formazione del nuovo umanesimo ha così concluso Galantino: “Affinché le istituzioni sanitarie possano considerarsi delle opere queste non devono trascurare la formazione integrale degli operatori. La dignità non è solo frutto del sentimento, ma bisogna operare, come affermato da Benedetto XVI, attraverso una formazione del cuore che possa aiutare a curare l’uomo. La domanda di salute è, infatti, domanda di salvezza e per questo nelle opere come le nostre, di stampo cristiano, ci si deve prendere cura di tutte le dimensioni della persona. E’ necessario, quindi, proporre un nuovo umanesimo, dove lo svuotamento di sé sia il primo paradigma capace di costruire fraternità”.
Alla conferenza sono intervenuti inoltre: mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico Generale Università Cattolica del Sacro Cuore, don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI, mons. Luigi Bressan, Arcivescovo di Trento, il prof. Franco Anelli, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il prof. Rocco Bellantone, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ateneo, Francesco Agnoli, storico e giornalista, Mariella Enoc, Presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, Enrico Zampedri, Direttore Generale del Policlinico Gemelli.
“Quando si parla di nuovo umanesimo bisogna partire da una prospettiva – ha dichiarato don Carmine Arice – indispensabile per capire l’uomo, ossia dalla fragilità, dalla sofferenza e dalla morte che si trovano in quei luoghi nati per accogliere l’uomo in difficoltà. La Chiesa sempre attenta alle fatiche umane richiama sovente la vicinanza alle fragilità ricordando come le opere caritative debbano contribuire a quest’aspetto. Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium ha denunciato la crisi antropologica profonda che sta colpendo la nostra società e personalmente credo che una società che non accetta chi è in difficoltà è da considerarsi crudele, disumana ed immatura”.
Trattando il tema delle nuove sfide della Sanità ha così continuato don Arice: “Bisogna capire se la tecnica sia prodotto dell’uomo o l’esatto contrario. La cultura contemporanea parla del corpo umano come una macchina con pezzi da riparare e questa è la dimostrazione di come si sia caduti in una deriva di anti-umanesimo. La sfida è quindi quella di cercare un umanesimo nuovo e veritiero che nelle nostre istituzioni non rimuova la domanda di senso che salute malattia e morte portano con sé. La sfida è quella di riuscire a fornire gesti per l’uomo senza usare l’uomo, fiduciosi che il mondo della medicina sia sempre animato da portatori di speranza”.
“Siamo onorati – ha affermato mons. Claudio Giuliodori – che l’ateneo sia coinvolto in questo importante evento e della presenza di mons. Galantino quest’oggi. Accogliamo con piacere una preparazione del nuovo umanesimo impostata sull’esperienza vissuta della fede cristiana. Siamo convinti che sia necessario ripensare e ridefinire continuamente i percorsi, perché, restino espressione di un umanesimo basato sul rispetto, sulla solidarietà e sul servizio. Bisogna rinnovarsi continuamente nel contesto delle nuove sfide poste dalla mentalità scientista, dalla cultura dello scarto e da una medicina che rischia di diventare un solo erogatore di prestazioni più che uno strumento amorevole di cura della persona“.
Giuseppe Pallotta