AGRESSIONE AI SANITARI, ULS: “ASPETTIAMO CHE CI SCAPPI IL MORTO?”
“Gli ultimi episodi di violenza verso i sanitari di tutta Italia, medici e infermieri, sono il frutto dal gusto amaro del disinteresse su più fronti, politica e sindacati, nei riguardi di chi ha scelto come lavoro di curare e assistere i malati,” dichiarano dal Direttivo Nazionale ULS Unione Lavoratori Sanità.
“L’inutilità della Legge 113/2020, come da noi preannunciato nonostante i trionfalismi di altri, è l’ennesima pezza calda sulla malattia che si sta diffondendo nelle corsie degli ospedali e nei servizi di emergenza-urgenza,” aggiungono Anna Rita Amato e Antonino Gentile del Direttivo Nazionale ULS. “Sebbene non siano accettabili in alcun modo forme di violenza fisica e verbale a danno del personale sanitario, purtroppo, dopo un periodo di tregua dovuto alle restrizioni per il Covid, si stanno sempre più verificando episodi di aggressioni ai danni di medici e soprattutto degli Infermieri”.
“Si prendano come punto di analisi approfondita i recenti eventi di Chioggia, Napoli, Palermo e Catania – proseguono – in cui sanitari che dedicano la propria vita a curare i pazienti vengono offesi maltrattati picchiati da pazienti e parenti poco socievoli. Ai professionisti vittime di tali barbarie va tutta la nostra solidarietà, sia come colleghi che come sindacalisti che ogni giorno lavorano in Ospedale, e il supporto legale necessario”.
“Le offese e i pugni fanno più male all’anima e alla voglia di continuare a fare un lavoro pieno di sacrifici e stress che al corpo. – aggiungono ancora – Se qualcuno ancora non se ne fosse accorto suggeriamo di visitare le corsie e i pronto soccorso italiani per saggiare il clima pesante che vive ogni giorno il personale sanitario. Basterebbe anche voler prenotare una visita tramite CUP e accorgersi che le disponibilità per i normali cittadini si tramutano in insofferenza e rabbia. A poco è servito l’aumento delle pene quando non si ragiona in maniera civile per una malattia che colpisce sé stessi o i propri cari. Le forze dell’ordine fanno quello che possono, quando presenti o quando chiamate. Il personale di vigilanza, nonostante la buona volontà, si ritrova, come noto, a preservare i beni immobili senza avere però poteri giudiziari se non quelli di un telefono per richiedere supporto a Polizia o Carabinieri”.
“Invitiamo il Ministro Speranza e le Istituzioni – concludono Amato e Gentile – a non lasciare soli gli operatori sanitari e a non sottovalutare il livello di esasperazione sociale che si sta innalzando nel Paese e che vede come unico presidio accessibile H24 dello Stato proprio gli Ospedali e le persone che ci lavorano. Rinnoviamo le nostre proposte di ripristino dei posti letto ordinari tagliati negli anni di spending review unitamente ad una definitiva campagna di assunzioni a tempo indeterminato di medici, infermieri, oss per colmare il passato blocco del turn over. Riteniamo che non sia solo necessario rispondere alla violenza con l’inasprimento della sicurezza nei luoghi di cura del SSN. Bensì crediamo fortemente che si debba rispondere ai bisogni di cura e assistenza di una popolazione sempre più anziana con elevate dotazioni di personale sanitario e con maggiore disponibilità di nosocomi pubblici, come ancora recita l’art. 32 della Costituzione”.