IL COORDINAMENTO DELLE CASE FAMIGLIA SCRIVE A MATTARELLA: “FONDI INSUFFICIENTI”
“Signor Presidente, per dare cittadinanza piena alle persone con disabilità che vivono in casa famiglia, sono necessari educatori preparati e premurosi, 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, ma tutto questo ha un costo. Uno Stato, che intende essere fedele all’articolo 3 della Costituzione, deve trovare le risorse per fare fronte ai bisogni dei suoi cittadini. Al momento i fondi stanziati sono totalmente insufficienti”. È l’appello lanciato in una lettera inviata da Casa al Plurale – il coordinamento delle case famiglia per persone con disabilità, minori in difficoltà dei minori in stato di abbandono e donne con bambino di Roma e del Lazio – al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendo di “intervenire presso tutti gli organi istituzionali affinché le persone in casa famiglia ricevano l’assistenza di cui hanno bisogno”.
“Ad oggi il Comune di Roma e la Regione Lazio – si legge nella nota del coordinamento – stanziano per l’assistenza, compresi gli educatori professionali che lavorano in casa famiglia, cifre insufficienti come dimostra il dossier realizzato da Casa al Plurale e pubblicato online”.
“Venerdì scorso – scrive ancora il presidente di Casa al Plurale, Luigi Vittorio Berliri – all’evento a Castel Porziano, hanno partecipato tante persone con disabilità. Lei ha fatto un gesto significativo, non solo perché ha offerto la possibilità di godere di una delle tenute più belle d’Italia a tante persone con disabilità che vivono nelle case famiglia di Roma, ma perché col suo gesto ha detto: ‘Apro le porte (che espressione complicata di questi tempi!) ai mie concittadini, li metto al posto d’onore, riconoscendo loro piena cittadinanza. Non pietà o carità, ma cittadinanza’. La lettera si chiude con la richiesta di un incontro col Capo dello Stato: ‘Mi farebbe piacere incontrarla con una piccola rappresentanza delle case famiglia. Molti auspicano che si possano aprire ancora tante case famiglia, ma se continua così, invece di aprirne di nuove, saremo costretti a chiudere quelle esistenti'”.