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DA MSF IL REPORT SUI RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO, CRESCE IL DISAGIO

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È stato presentato questa mattina nella sala conferenza di Porta Futura a Testaccio il II rapporto ‘Fuori campo’ di Medici senza Frontiere. La relazione stilata dalla Ong è frutto della attività di monitoraggio durata un biennio (2016/17) su circa diecimila persone, richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale o umanitaria, che vivono fuori dai circuiti dell’accoglienza. MsF ha monitorato 50 insediamenti informali, in diversi dei quali ha avviato progetti di assistenza medica e servizi di orientamento sociosanitario (a Roma c’è la medicina generale, il primo soccorso psicologico e la distribuzione di kit igienici). Da Torino, Milano, Firenze, Roma, passando per città di frontiera come Ventimiglia, Como, Gorizia e Bolzano, la mappa degli insediamenti visitati da Msf è fatta di 47 luoghi informali in 12 diverse regioni (nel dettaglio: 1 in Trentino Alto Adige, 5 in Calabria 2 in Campania, 1 in Emilia Romagna, 4 in Friuli Venezia Giulia, 11 in Lazio, 1 in Liguria, 3 in Lombardia, 5 in Piemonte, 7 in Puglia, 6 in Sicilia 1 in Toscana), si tratta di edifici abbandonati o occupati (53%), luoghi all’aperto (28%), tende (9%), baracche (4%), container (2%). Solo il 45% di questi insediamenti ha accesso ad acqua ed elettrica, il restante 55% no. La popolazione è costituita principalmente da uomini (il 53% è abitato solo da maschi, il 13% da uomini e donne adulti e il 34% da adulti con minori). In 17 di questi insediamenti Msf ha riscontrato la presenza di minori sotto i 5 anni. In alcuni di questi luoghi, poi, la Ong ha trovato italiani che condividono con i richiedenti asilo e rifugiati le medesime condizioni di marginalità e vulnerabilità. “Dopo due anni, Fuori Campo si conferma una triste mappatura della vulnerabilità e dell’emarginazione sociale cui sono costrette migliaia di uomini, donne e bambini che avrebbero diritto di accoglienza e protezione mentre oggi non hanno nemmeno un riparo decoroso, cibo sufficiente, l’accesso a cure essenziali”, Ha detto Giuseppe de Mola advocacy officer Medici Senza Frontiere curatore del rapporto che ha sottolineato come: “Il numero di persone che abbiamo incontrato è lo stesso di due anni fa, ma la situazione in cui abbiamo trovato queste persone è decisamente peggiorata anche perché gli sgomberi forzati senza soluzioni abitative alternative stanno determinando la frammentazione degli insediamenti informali e la costituzione di piccoli gruppi di persone che vivono in luoghi sempre più marginali”.
Il rapporto ‘Fuori campo’ racconta anche esempi di integrazione possibile, come l’ASL di Roma 2 che da anni ha attivato programmi di medicina generale e di orientamento socio sanitario, attraverso unita mobili presso alcuni degli insediamenti informali di rifugiati con il maggior numero di residenti nella Capitale. O come accaduto a Torino, dove un edificio di proprietà dei missionari della Madonna de la Salette, inizialmente occupato, è stato ristrutturato con fondi privati e con il coinvolgimento attivo degli stesso rifugiato, diventato un esempio di housing sociale autogestito. O ancora – racconta il rapporto di Msf – a Padova dove i rifugiati di una palazzina occupata nel 2013 sono stati ricollocati in altre strutture e inseriti in programmi di formazione professionale e ricollocamento lavorativo. Come ha spiegato De Mola MsF chiede alle autorità competenti diverse cose. “Ci auguriamo che si superi la gestione emergenziale dei Cas (Centri di accoglienza straordinaria). Perché finché sarà così si creerà emarginazione sociale. Per i lavoratori stagionali chiediamo invece di superare la logica dei campi. Infine auspichiamo con forza che si superi il criterio della residenza anagrafica per l’iscrizione al servizio sanitario nazionale, ma limitandosi al luogo di effettiva dimora”. Tra le altre richieste: fermare la criminalizzazione della solidarietà, prevedendo l’esimente umanitaria che esclude chi soccorre e assiste i migranti dal reato di favoreggiamento sia dell’ingresso e del transito di migranti in condizione di irregolarità amministrativa (non solo il salvataggio, ma anche il sostegno nell’accesso ai beni primari e alle cure mediche).

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