CALCIO INCLUSIVO PER I BAMBINI AUTISTICI
Dieci bambini nello spettro dell’autismo giocano a calcio. Si relazionano, fanno squadra, si passano la palla e tirano in porta, proprio come tutti i loro coetanei. Una sfida diventata realtà grazie al progetto di calcio inclusivo dell’associazione ‘ScopriAmo l’autismo‘ insieme all’accademia Giallazzurri del Frosinone calcio e con la partecipazione anche dell’Università Campus Biomedico di Roma.
“Abbiamo messo in campo uno staff di professionisti: due allenatori, due terapisti della neuropsicomotricità e una psicologa, supportati da un team di neuropsichiatri infantili e pediatri. Con loro abbiamo definito un programma di allenamento sartoriale per ogni bambino e siamo partiti lo scorso 16 marzo con la prima giornata di calcio”, racconta Emanuele Federici, presidente dell’associazione ScopriAmo l’autismo, che il 5 aprile parlerà anche di questo progetto all’evento ‘L’autismo in tutti i sensi‘, che l’associazione organizza nello Stadio Benito Stirpe, in Viale Olimpia a Frosinone dalle ore 10, per celebrare la Giornata mondiale sulla consapevolezza sull’autismo (che ricorre il 2 aprile).
Saranno presenti gli attori Raul Bova e Stefania Sandrelli, il ballerino Mattia Fasan, il conduttore tv Filippo Bisciglia e la modella Pamela Camassa. Insieme a loro anche le istituzioni con il ministro per lo sport e i giovani, Andrea Abodi, Rocco Bellantone, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, e Massimiliano Maselli, assessore ai Servizi sociali, Disabilità e terzo settore della Regione Lazio.
Al centro dell’evento la gioia immensa dei bambini e dei loro genitori: “I ragazzi hanno approcciato con naturalezza al gioco del calcio e i genitori per la prima volta si sono sentiti liberi di far giocare i loro figli senza dover spiegare a nessuno le difficoltà che incontrano”, racconta Federici. Con il Campus Bio-Medico di Roma “stiamo preparando un protocollo di ricerca per verificare se il gioco del calcio possa diventare qualcosa di più di una semplice attività ludica: una vera e propria terapia per questi ragazzi. Per il momento- ricorda il presidente di ScopriAmo l’autismo- esistono poche pubblicazioni scientifiche sull’argomento e con questo progetto desideriamo creare un format replicabile ovunque e da chiunque. Lo vogliamo mettere a disposizione gratuitamente di tutti coloro che ce ne faranno richiesta”. Il gioco del calcio è un valido aiuto per i bambini nello spettro autistico, perché va a lavorare proprio nell’area in cui hanno maggiori difficoltà: la socializzazione.
“Mettere in campo tutti questi ragazzi, permettergli di socializzare e di avere un approccio libero è un grande aiuto. Durante le terapie i bambini lavorano in maniera molto intensa sul livello comportamentale, invece attraverso il calcio potrebbero per la prima volta socializzare in modo più leggero e libero, appunto giocando. Il calcio potrebbe consentire, se la ricerca lo confermerà, di creare un momento in cui la parte ludica si innesta in quella terapeutica“.
Il calcio inclusivo è aperto a tutti i bambini nello spettro dell’autismo, ma al momento è partito come progetto pilota con “10 bambini classificati con il livello 1 per poterci prima rodare e capire bene le difficoltà che potremo incontrare durante gli allenamenti. Il nostro obiettivo- conclude- sarà quello di ampliarlo a tutte le categorie dell’autismo”.
“Calciare la palla per una persona autistica non è un movimento immediato e istintivo, come accade per una persona neurotipica. Il progetto- spiega Margareth Martino, vicepresidente di ScopriAmo l’autismo- è nato in maniera sartoriale perché chi è intorno alla persona autistica deve essere in grado di rendere performante l’ambiente, lo sport e tutto ciò che circonda la persona autistica per la persona autistica”. L’evento del 5 aprile si svolgerà in uno stadio per poter accogliere gratuitamente il più ampio numero possibile di persone. “Per celebrare la Giornata mondiale dell’autismo e puntare sulla consapevolezza vogliamo andare alle radici della nostra società: i giovani- sottolinea Martino- ci rivolgiamo principalmente agli studenti delle scuole medie e superiori, e agli universitari. Vogliamo provare a spiegare cos’è l’autismo a chi ha il compagno di classe autistico”, conclude.