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SMANTELLATO GRUPPO DI SPACCIO A PONTE DI NONA

Nelle prime ore di questa mattina la Squadra Mobile di Roma, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, ha eseguito 12 arresti che hanno permesso di smantellare un importante sodalizio criminale romano, dedito al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, eroina, hashish e marijuana.

Si tratta di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e alla detenzione illegale di armi da fuoco, organizzata militarmente con l’aggravante di essere una consorteria criminale armata. Il gruppo operava nella zona Roma-Est, Ponte di Nona, dove era attiva una piazza di spaccio che rendeva il quartiere ostaggio di spacciatori e assuntori di droga. La piazza di spaccio era operativa tra i caseggiati del comprensorio Don Primo Mazzolari 300 dove erano occupati illegalmente interi spazi pubblici e privati.

L’impiego di vedette, posizionate nei punti nevralgici del quadrilatero, consentiva di vede l’arrivo delle forze dell’ordine da lontano e quindi di allertare gli spacciatori di turno, consentendogli di disfarsi della droga e fuggire nei cortili condominiali. Il gruppo utilizzava un ingegnoso sistema di allarme: gli spacciatori segnalavano tra i turnisti l’arrivo delle pattuglie attraverso un braccialetto che generava una vibrazione al polso, evitando così urla e fischi che sono tipici delle sentinelle ingaggiate presso le solite piazze di spaccio. Il gruppo pretendeva dagli spacciatori turnazioni anche in orari notturni, garantendo così la continuità dello smercio di droga durante l’intera giornata fino al mattino inoltrato.

L’indagine, denominata “Giulio Cesare”, è partita dall’arresto di Massimo Gabrielli per detenzione ai fini di spaccio di 3 chili di cocaina, suddivisa in 3 panetti da un chilo, nascosta all’interno di un vano ricavato nella sua auto, attivabile con un congegno manuale ed elettronico. Grazie alle intercettazioni telefoniche ambientali si è risalito ai vertici del gruppo criminoso costituito da un intero nucleo familiare, la famiglia Cesarini e, partendo dalla catena di comando, si è riusciti ad identificare tutto l’organigramma.

L’organizzazione criminale prevedeva una suddivisione di ruoli e funzioni ed era così costituita: a capo del gruppo c’era Claudio Cesarini detto Cacetto, già arrestato Squadra Mobile nel 2013 per traffico di cocaina. Un vero “capo famiglia”, nel senso criminale del termine che, usufruendo di diversi legami con la malavita romana, gestiva l’attività di reperimento della droga grazie anche all’aiuto del cognato Massimo Gabrielli. Cesarini assicurava periodici rifornimenti di droga ai figli Mirko e Simone dai quali pretendeva i pagamenti della droga, dando ordini e consigli secondo la sua esperienza criminale.

Simone e Mirko Cesarini ricoprivano ruoli apicali del sodalizio ma in posizione subordinata rispetto al padre Claudio poiché reclutavano giovani spacciatori, spesso disadattati bisognosi di guadagnare, garantendo all’occorrenza l’assistenza legale e il sostentamento economico ai “soci” arrestati. Quindi gestivano l’immissione della droga sul mercato e per fare ciò fissavano la centrale dello spaccio nel comprensorio di via Don Primo Mazzolari 300.

Nejz Furlan era una sorta di luogotenente della famiglia Cesarini, punto di riferimento stabile e duraturo per la lavorazione, l’occultamento, la detenzione di sostanza stupefacente, la relativa contabilità e il pagamento di spacciatori e sentinelle. Compagno di Aurora Cesarini, figlia di Claudio, che favoriva e partecipava stabilmente alle dinamiche malavitose della “famiglia”, nella consapevolezza e volontà di far parte di un’associazione “a conduzione familiare” di cui lei stessa condivideva le sorti e il programma, beneficiando dei ricavati delle vendite di droga.

La moglie di Claudio Cesarini e sorella di Massimo, Barbara Gabrielli, partecipava attivamente alla consorteria criminosa, poiché non era semplicemente a conoscenza dell’attività illecita della “famiglia”, ma ne garantiva la prosecuzione, consapevole di un’associazione di cui condivideva la progettualità, col preciso scopo di usufruire dei proventi illeciti. Incassava somme di denaro da debitori di droga e manteneva contatti e legami malavitosi con personaggi attigui al gruppo. Infine gli spacciatori e le cosiddette “rette” (depositari della droga), attivi nella piazza di spaccio: Andrea Donadio, Marco Pinelli, Mario Padovani, Andrea Padovani e Francesco Grillo, che ricoprivano anche ruoli e mansioni interscambiabili tra gli stessi.

Nel corso delle indagini sono stati arrestati diversi spacciatori, e sono state contestate violazioni amministrative agli assuntori. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati complessivamente 15 chili di droga di vario tipo: cocaina, eroina, crack, hashish, marijuana, amnesia, metanfetamina, oltre a 4 pistole, 1 giubbotto antiproiettili e numerose munizioni. L’attività ha coinvolto diverse province, tra cui Roma, Napoli, Firenze e Terni. Claudio Cesarini, Simone Cesarini, Mirko Cesarini, Nejz Furlan, Massimo Gabrielli, Andrea Donadio, Marco Pinelli, Mario Padovani, Andrea Padovani e Francesco Grillo sono stati condotti in carcere. Le “donne di famiglia”, Barbara Gabrielli e Aurora Cesarini sono state poste agli arresti domiciliari.

Il terrore ingenerato non solo tra i residenti, ma tra gli stessi consociati, costringeva gli spacciatori arrestati al silenzio assoluto. La solidità di un sistema malavitoso collaudato, ritenuto indissolubile, nonché l’indeterminatezza del programma criminoso ideato dagli esponenti apicali dell’organizzazione, generava l’arrendevolezza dei consociati e la convinzione che nulla poteva cambiare: “Può zompare qualcuno, ma non il sistema”. L’esecuzione dell’operazione ha richiesto complessivamente l’impiego di oltre 100 agenti della Polizia di Stato. Durante l’esecuzione, da una delle palazzine sono stati lanciati numerosi vasi e gabinetti contro gli operatori di Polizia, per interrompere e ostacolare l’attività in corso.

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