PAPA FRANCESCO: “E’ UNA BRUTTA ABITUDINE QUELLA DEGLI AGGETTIVI”
Questa mattina Papa Francesco ha voluto lanciare un messaggio piuttosto chiaro di pubblica condanna per “l’abitudine brutta della cultura dell’aggettivo“, per la quale si viene discriminati dicendo “questo e’ uno così. No! Prima di tutto lui e’ figlio di Dio”, di fronte al clero di Roma, riunito come ogni giovedi’ santo, con il proprio vescovo a meditare il passo del Vangelo che racconta l’incontro di Gesu’ con la donna adultera.
“Li’ si vede chiaramente – ha spiegato il pontefice – come la vicinanza e’ decisiva perche’ le verita’ di Gesu’ sempre avvicinano e si dicono (si possono dire sempre) a tu per tu. Guardare l’altro negli occhi, come il Signore quando si alza in piedi dopo essere stato in ginocchio vicino all’adultera che volevano lapidare e le dice: ’Neanch’io ti condanno’. Questo non e’ andare contro la legge”.
“Si puo’ aggiungere: ’D’ora in poi non peccare piu’, non con un tono che appartiene all’ambito giuridico della verita’ – definizione, il tono di chi deve determinare quali sono i condizionamenti della Misericordia divina, ma con un’espressione che si dice nell’ambito della verita’-fedele, che permette al peccatore di guardare avanti e non indietro”, spiega Francesco che continua sottolineando “il tono giusto di questo ’non peccare piu e’ quello del confessore che lo dice disposto a ripeterlo settanta volte sette”.
Il Papa ha parlato ai preti di Roma anche del “tono” che si deve avere nella predicazione “pensando a coloro che sono lontani” e sostenendo che “l’omelia e’ la pietra di paragone ’per valutare la vicinanza e la capacita’ di incontro di un Pastore con il suo popol’. Nell’omelia si vede quanto vicini siamo stati a Dio nella preghiera e quanto vicini siamo alla nostra gente nella sua vita quotidiana. La buona notizia si attua – ha concluso il Papa sempre rivolto al clero della ’sua’ diocesi – quando queste due vicinanze si alimentano e si curano a vicenda”, ha concluso il santo padre.