BABY PROSTITUTE: DON BONAIUTO (GIOVANNI XXIII), “ASSISTIAMO A DECADENZA DEL VALORE DELLA VITA, A FARNE LE SPESE LE FASCE SOCIALI DEBOLI”
A colloquio con Don Aldo Bonaiuto responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII
E’ ormai su tutti i giornali la notizia delle due giovani liceali di 14 e 15 anni che dopo la scuola si prostituivano per soldi e cocaina in un appartamento nel quartiere Parioli di Roma.
Lei, che da tanti anni è attivo nella lotta contro la prostituzione, cosa ne pensa al riguardo?
“La prima cosa che si evidenzia è uno stato di bisogno, se nell’ultimo periodo questo fenomeno è in crescita, è perché aumentano le richieste da parte dei clienti. Nessuna donna nasce prostituta – osserva don Aldo – ma c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare. Barattare il proprio corpo e mercificarlo è un fenomeno molto presente in Italia e non solo. Un fenomeno in cui tutti sanno, ma troppi fanno finta di non sapere. E’ evidente – continua il sacerdote – come questo degrado socio culturale ed etico-morale produca gravi distorsioni nella crescita sana di una persona. La mercificazione del corpo ne è sicuramente uno dei segnali più evidenti.
Tutto ciò mette in luce che c’è una decadenza inquietante e spaventosa del valore della vita e lo vediamo da come vengono trattate le fasce più deboli della società, i minori prima di tutto.”
E’ emerso che le due giovani erano state adescate tramite facebook da tre uomini che le avevano avviate alla prostituzione procacciando loro i clienti attraverso un social network.
In che modo ritiene che l’avvento dei social network abbia potuto contribuire all’aggravarsi del fenomeno della prostituzione ed alla diffusione di materiale pedopornografico?
“I social network da strumenti di comunicazione che dovrebbero favorire la relazione si tramutano spesso in strumenti di manipolazione, diseducazione e deviazione che prestano il fianco agli artefici dell’orrore, della morte e della violenza. Oggi il mondo di Internet è continuamente veicolo per adescare la maggior parte del mondo adolescenziale, data l’assenza di normative stringenti in grado di regolare questa macchina così importante di comunicazione.
Il problema è che si passa da una dimensione di finzione virtuale al desiderio dell’incontro con lo sconosciuto nel mondo reale. Questa massiccia iniezione di comunicazione tecnologica ci mostra l’abisso della solitudine dell’uomo di oggi. Sono milioni le persone che oggi si disumanizzano affidandosi ad una macchina, ad un monitor. Non ci si meraviglia quindi di come la persona possa arrivare persino ad essere considerata un oggetto”
Quali sono a suo avviso le principali cause della baby prostituzione e le soluzioni concrete per arginare questo fenomeno?
“La prostituzione oggi è un fenomeno estremamente presente ed inevitabilmente legato alla criminalità organizzata. Coloro che pensano di poter risolvere il problema regolamentando la prostituzione non fanno i conti con la realtà. Non è possibile legalizzare un fenomeno che è in mano alla malavita, alle organizzazioni criminali. Le organizzazioni malavitose si contendono le donne perché è il modo più rapido e veloce di fare soldi.
Per prima cosa è necessario liberare le donne schiavizzate attraverso l’unione di tutte le forze anti prostituzione, vale a dire – spiega il sacerdote – le istituzioni, il coordinamento fra prefetto e forze dell’ordine, le associazioni di volontariato preposte all’accoglienza. Se viene a mancare tale coordinamento è difficile portare a casa dei risultati. Bisogna poi fare tutto un lavoro di rieducazione. E’ necessario rieducare oltre i 10 milioni di maschi italiani che alimentano la domanda di prostituzione. Bisogna far capire agli uomini che il corpo femminile va rispettato e che la relazione sessuale è una conquista, non una compravendita.
Che consiglio si sentirebbe quindi di dare a tutte quelle giovani che, in un modo o nell’altro, rimangono invischiate in tali drammatiche esperienze?
“Trovare il coraggio di uscire da questi tunnel infernali, avere il coraggio di denunciare, il coraggio di chiedere aiuto alle associazioni. E per facilitare tutto ciò è indispensabile la collaborazione dell’intera comunità.”
Francesca Berti