(UN)BOXED, DAGLI STUDENTI DELLO IED UNA SERATA D’ARTE CONTRO GLI STEREOTIPI DI GENERE
L’arte in tutte le sue forme che apre al dialogo e, senza la pretesa di trovare una facile risposta, lancia una domanda: perché abbiamo bisogno di essere catalogati a tutti costi nei “rigidi contenitori” degli sterotipi di genere? È l’intuizione alla base dell’evento artistico (Un)boxed, tenutosi giovedì sera, 13 dicembre, presso le Carrozzerie N.O.T. di Roma. L’iniziativa è stata organizzata dal giovane team internazionale del master di Arts Managment dell’Istituto Europeo di Design (IED), in collaborazione con 369gradi e con la media partnership di fattiditeatro.
La serata ha previsto istallazioni audio, fotografiche, un workshop e momenti di arte performativa, cinque progetti di giovani artisti scelti fra le 65 proposte. Fra le installazioni non è mancata la storia: vi era una foto a grandezza naturale di Guido Lisi, un partigiano della Resistenza che si salvò dai nazisti vestendosi da donna, accompagnata da un suo audio narrante. Il workshop fotografico di Francesco di Giovanni, invece, invitava quattro partecipanti alla volta ad osservarsi a vicenda e poi a fotografare un dettaglio che aveva colpito lo sguardo. Con l’istallazione sonora dal titolo Approccinversi, Pola Polanski ha voluto rispondere al “catcalling” di cui sono vittime le donne per strada, invitandole a ripetere le avances indesiderate e registrandole per poter creare un effetto di “contro-posteggio”. La prima performance è stata Aptico di Francesco Liberti. “L’artista – si legge nel comunicato stampa dell’evento – presenta una performance sull’essere in pace con il proprio corpo e identità. Per celebrarlo, citando la lunga serie di artisti che hanno usato lamine d’oro, Liberti se ne ricopre”. In seguito, con “Doll Parts” il duo Ianetgiac si è esibito esibito in una scena di trucco e preparazione, con cui hanno voluto far emergere indicatori arbitrari di genere come abbigliamento, postura, tono di voce e gestualità, mostrando come essi influenzano l’identità di ciascuno.
“Le società contemporanee – commenta Alessia Fortunato, addetta stampa del team – riflettono quell’innato bisogno umano di catalogarsi a tutti i costi. Ma quanto ci influenzano questi preconcetti? Può l’arte cercare delle risposte senza avere la pretesa di offrirne? Noi crediamo di sì.”
Maddalena Tomassini