TUMORI, CRESCE LA CONSAPEVOLEZZA SULL’HPV MA CI SONO ANCORA TROPPE LACUNE
Il Papillomavirus (Hpv) e il suo legame con il rischio di ammalarsi cancro sono sempre più conosciuti. Tuttavia, si fa ancora tanta confusione: quasi la metà degli italiani ignora che può causare altri tipi di tumore, oltre che quello del collo dell’utero nelle donne. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni della ricerca “Ko ai tumori da Papillomavirus”, realizzata con il supporto non condizionato di Msd Italia, che viene presentato oggi a Roma.
Ogni anno in Italia si registrano 2.400 nuovi casi di tumore della cervice uterina causati dal Papillomavirus. L’Hpv è l’agente virale responsabile del carcinoma della cervice uterina, della vulva, della vagina, dell’ano, del pene, dell’orofaringe e di lesioni precancerose e lesioni genitali esterne (condilomi). Il tumore al collo dell’utero rappresenta ancora una importante causa di morte per le donne. Si stima che, tra i nuovi casi, nel 2018 in Italia erano 986 le donne che non riescono a guarire e vanno incontro al decesso. I tumori risultano le patologie più temute in assoluto sia dai genitori (65,9 per cento), sia in particolare dalle donne (66,9 per cento). Più delle demenze (temute dal 39,6 per cento dei genitori e dal 42,8 per cento delle donne), delle malattie che causano la non autosufficienza fisica (rispettivamente, dal 33,3 per cento e dal 32,8 per cento) e anche delle malattie cardiovascolari (dal 15 per cento e dal 9,6 per cento).
Tuttavia, il 69,3 per cento dei genitori e il 63,8 per cento delle donne sono del parere che i tumori si possano prevenire. Questa consapevolezza è però meno diffusa tra le persone con più bassi livelli d’istruzione (54,9 per cento). Tra le strategie di prevenzione vengono segnalati prima di tutto i controlli medici e diagnostici preventivi (indicati dall’80,3 per cento dei genitori e dall’84 per cento delle donne), poi la sana alimentazione (il 73,4 per cento dei genitori). C’è più informazione sul Papillomavirus, grazie ai medici, ma ancora non basta. Nel 2019 è aumentato il numero di genitori che conoscono il Papillomavirus: dall’85 per cento del 2017 all’88,3 per cento. La conoscenza è più diffusa tra le donne (94,8 per cento) e tra le persone con un livello d’istruzione superiore (91,4 per cento). La consapevolezza però è migliorata solo parzialmente. Solo la metà dei genitori sa che l’Hpv è responsabile di altri tumori oltre a quello del collo dell’utero. Solo il 42,6 per cento sa che il virus è responsabile dei condilomi genitali. E un terzo dei genitori pensa ancora che sia un virus che colpisce esclusivamente le donne. Tra le fonti d’informazione indicate dai genitori prevalgono internet (26,7 per cento), i depliant e le campagne informative (26,3 per cento), i servizi vaccinali delle Asl (25,6 per cento). Tra i professionisti sanitari vengono citati maggiormente il ginecologo e il medico di medicina generale. Nel confronto con la precedente rilevazione del 2017, i media perdono peso. Quelli tradizionali vengono indicati dal 40,1 per cento dei genitori (erano il 44,2 per cento nel 2017), mentre Internet e i social network dal 26,7 per cento (erano il 30,7 per cento). Verso strategie di prevenzione differenziate e più efficaci. Il Pap-test è uno strumento di prevenzione da tempo entrato a far parte dei comportamenti abituali delle donne italiane. È conosciuto dal 90,2 per cento dei genitori e dal 94,6 per cento delle donne. Il 50,8 per cento dei genitori conosce l’Hpv-test. L’87,1 per cento delle donne afferma che il proprio ginecologo ha consigliato il Pap-test. Il 58,9 per cento di loro è stato sensibilizzato sull’importanza di trattare l’infezione da Hpv perché può causare il tumore al collo dell’utero. Solo al 35,7 per cento è stato consigliato di effettuare l’Hpv-test. Il 40 per cento delle donne riferisce di aver ricevuto informazioni puntuali sull’Hpv, le modalità di trasmissione e i rischi conseguenti.