TRAGEDIA LAMPEDUSA; DOPO LE FIACCOLATE ORA UN MODELLO COERENTE PER UNA VERA ACCOGLIENZA A ROMA
Dopo la tragedia di Lampedusa si sono susseguite veglie di preghiera, fiaccolate e dichiarazioni dei politici di turno.
Tutto giusto, ma solo un palliativo per una situazione che ogni giorno peggiora. perché non si capisce chi deve fare cosa.
Sono stati chiamati in causa l’Europa, le Nazioni Unite, il Governo senza renderci conto che molte delle persone che arrivano in Italia con i barconi della speranza vivono ogni giorno accanto a noi nella nostra città.
Si è così! Molti di loro sono gli inquilini di quelle case di carta, legno e plastica che per alcuni deturpano Roma. Molti esponenti delle Amministrazioni locali della Capitale e della Regione, che venerdì erano in prima fila alla fiaccolata in Campidoglio sono gli stessi che chiedono con veemenza gli sgomberi forzati dei campi abusivi che ormai sono sempre più frequenti nei nostri quartieri.
Da una parte si dice che chi arriva in Italia deve essere accolto e poi nei fatti si fa di tutto per emarginarli o addirittura per cacciarli.
Addirittura in Campidoglio è stata istituita una commissione consiliare speciale per le nuove povertà affidata all’ex sindaco Gianni Alemanno, il paladino negli anni passati delle chiusure forzate di campi rom, dei campi abusivi e addirittura delle ordinanze contro i lavavetro. Certo una scelta che potremo definire opinabile. Solo il tempo potrà dire se questa scelta è azzeccata e noi saremo delle sentinelle attente.
Comunque se questi sono i presupposti con i quali Roma si prepara ad accogliere i superstiti della tragedia di Lampedusa c’è da preoccuparsi.
Il problema principale è che la nostra città in questi anni non è stata in grado di realizzare un modello di accoglienza coerente. Non siamo mai andati oltre l’emergenza.
Il fatto che il Sindaco Marino annunci che la città ospiterà chi è sopravvissuto all’ennesima strage degli innocenti gli fa onore, ma come mai quasi contemporaneamente l’assessore alle politiche sociali, Cutini ha precisato che è un’ospitalità limitata a sei mesi? E’ questa un’accoglienza a tempo che non risolve nulla.
Credo che sia ora che il Sindaco si faccia carico di confrontarsi con tutta la società civile e il tutto il mondo del volontariato romano per trovare insieme una vera soluzione che vada oltre i titoli dei giornali e cerchi di tutelare queste persone e i loro inalienabili diritti.
Il Direttore