Religioni

TORNANO A SUONARE LE CAMPANE DI MOSUL, A 6 MESI DALLA VISITA DEL PAPA

Sei mesa fa, esatti, il Papa si trovava a Mosul, tra le macerie di quella che era stata la capitale del Califfato dell’Isis, che qui aveva proclamato la sua potenza. Il 14 settembre, giorno in cui si celebra l’Esaltazione della Santa Croce, la campana della storica “chiesa dell’Ora”, officiata dai Padri Domenicani, tornerà a far risuonare i suoi rintocchi per strade e piazze della città vecchia.

Momento più che simbolico, in un paese in cui i cristiani sono stati perseguitati come quasi da nessun’altra parte e nella città da cui Bergoglio chiese il loro ritorno alle antiche case. Saranno i primi rintocchi di campana che si potranno ascoltare sul lato destro della città, attraversata dall’Eufrate, dal tempo in cui Mosul cadde in mano ai jihadisti, per divenire dal 2014 al 2017 capitale irachena dell’auto-proclamato Stato Islamico (Daesh). Così, scrive l’agenzia Fides, dopo gli anni dell’occupazione jihadista, la convivenza sociale della città tornerà a essere accompagnata da uno dei segni più semplici e discreti con cui la presenza cristiana si rende percepibile a tutti, nel passare dei giorni.

Nell’aprile 2020, in un comunicato dell’Unesco, si sottolineava la valenza del progetto anche come occasione per fornire opportunità di lavoro ad artigiani, professionisti e maestranze locali (in un periodo che anche a causa della pandemia ha visto impennarsi in maniera drammatica i tassi di disoccupazione) e favorire la ricostruzione del tessuto sociale multi-etnico e multi-religioso che un tempo connotava la metropoli irachena. La chiesa domenicana di Mosul è l’erede di una lunghissima tradizione. L’Ordine dei Predicatori era infatti giunto in Mesopotamia già nel XIII secolo e aveva stabilito un suo convento anche a Mosul. Dopo la sconfitta del regno crociato ad Acri (1291), i domenicani presenti a Mosul furono martirizzati. Nel 1750, Papa Benedetto XIV inviò di nuovo i domenicani a Mosul. “I rintocchi dell’orologio di quella chiesa” raccontò nell’aprile 2016 all’Agenzia Fides suor Luigina Sako, superiora della casa romana delle Suore caldee Figlie di Maria (e sorella del Patriarca caldeo Louis Raphael), “hanno scandito la nostra giovinezza, quando Mosul era una città dove si conviveva in pace. Ricordo che da studenti, quando avevamo un esame importante, andavamo tutti, cristiani e musulmani, a portare i biglietti con le nostre richieste d’aiuto alla grotta di Lourdes ospitata presso quella chiesa, che anche i nostri amici islamici conoscevano e onoravano come ’la chiesa della Madonna miracolosa’ “.

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