TELEFONO ROSA PREMIA LAURA BOLDRINI PER IL SUO IMPEGNO A FAVORE DELLE POLITICHE GENERE
Con queste parole la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha ringraziato Maria Gabriella Carnati Moscatelli, presidente del Telefono Rosa, per il riconoscimento conferitole in occasione del Galà delle ambasciatrici e degli ambasciatori del Telefono Rosa.
“Il Telefono Rosa contrasta la violenza di genere e lo fa con intelligenza mettendo insieme risorse pubbliche e private, seppur siano sempre meno quelle pubbliche e lo fa motivando le volontarie che ringrazio per la costanza nel lavoro che portano avanti” ha aggiunto Boldrini a cui il riconoscimento è stato conferito per “essere sempre stata in prima linea contro la violenza di genere, il bullismo e il cyberbullismo” e per aver “manifestato vicinanza alle problematiche delle associazioni e dei centri antiviolenza”.
“Mi volto indietro e guardo i nostri ventinove anni passati a combattere – ha spiegato la presidente del Telefono Rosa, Carnati Moscatelli – Quando abbiamo aperto il telefono rosa ci dicevano ‘i panni sporchi si lavano in famiglia’. Oggi abbiamo combattuto questa realtà, anche se purtroppo qualcuno questa frase ce la dice ancora”.
A tal proposito Boldrini ha spiegato: “Io ho fatto delle politiche di genere una pietra miliare della mia presidenza perchè le questioni degli anni settanta non sono superate, sono tutte sottotraccia: la nostra società ha uno zoccolo di misoginia che è duro a morire. Sono diventata presidente della Camera portandomi dietro un certo bagaglio culturale. Le donne, seppur forti e battagliere, sono sempre coloro che pagano il prezzo più alto: nel mondo
3/4 delle donne non ha i diritti umani, e questa battaglia non sarà mai vinta se ci dimentichiamo di quei tre quarti di umanità. La battaglia passa anche per il lavoro, perchè il lavoro riscatta la donna dalla violenza. Ho apprezzato la reazione compatta di sciopero per un’operaia che al rientro dalla gravidanza non ha trovato più il proprio posto di lavoro. Per fare un figlio non si può più, oggi, perdere il lavoro”.
La presidente Boldrini ha poi ricordato alcuni dei passi fatti nell’ottica del contrasto alla violenza di genere dalla ratifica della convenzione di Istanbul “che dice che la violenza sulle donne non è un fatto privato” all’approvazione del decreto sul femminicidio “un provvedimento che darà assistenza agli orfani di femminicidio”, dall’esposizione di “un drappo rosso a Montecitorio che resterà finché io sarò presidente della Camera e che mi auguro che chi verrà dopo lo consideri un monito” alla bandiera a mezz’asta nel giorno dell’otto marzo “in memoria di tutte le donne uccise per mano di chi le doveva proteggere” e alla realizzazione della “sala delle donne perchè a Montecitorio, quando sono arrivata, c’erano solo busti d’uomo. Abbiamo messo le donne costituenti, le prime sindache elette nel 1946, le prime presidenti di Regione, la prima donna Presidente della Camera e non avendo trovato una prima donna presidente della Repubblica, del Senato e del Consiglio, ho messo tre specchi e accanto ci ho scritto ‘nessuna donna ha mai rivestito questi ruoli, potresti essere tu la prima’. Ed è lo spazio dove c’è la fila più lunga per i selfie, perchè le donne hanno fiducia in loro stesse”. Infine Boldrini ha ricordato la battaglia per l’introduzione del “genere femminile nella declinazione: se ci sono le donne ci deve essere il femminile. Quando un uomo mi chiama ‘signor Presidente’, io rispondo ‘dica signora deputata’. Se fa ridere chiamare un uomo con la declinazione femminile, fa ridere anche chiamare una donna con quella maschile”.
“Non deleghiamo a nessuno queste battaglie, non arrendiamoci e combattiamo”, ha concluso Boldrini rivolgendosi alle numerose donne presenti in sala presso l’Hotel Bristol a piazza Barberini.