Fatti di Roma

TEATRO; AL GOLDEN IN SCENA LO SPETTACOLO DEI DETENUTI DI REBIBBIA

 spettacolo carcerati


“La fine all’alba…un ultimo colpo, per l’ultima volta” è lo spettacolo che sta portando in scena al teatro Golden di via Taranto la Compagnia Stabile Assai, della casa circondariale di Rebibbia.

Risale ormai al lontano 1982 la nascita della formazione teatrale costituita da detenuti semiliberi  e da operatori carcerari, ai quali nel tempo si sono aggiunti volontari, musicisti e registi professionisti. In questa occasione sale sul palco con i detenuti anche un esponente della polizia penitenziaria, per la prima volta “insieme” ai detenuti.

L’opera teatrale, come tutte le altre della Compagnia, ruota attorno al carcere, alla pena da scontare, all’ergastolo e all’idea di morte e si svolge all’interno di una banca dove cinque rapinatori si asserragliano e riflettono sulle loro vite sbagliate. I protagonisti impersonano e raccontano se stessi: un narcotrafficante, un esponente della banda della Magliana, un mafioso, un camorrista ed un infiltrato.

“Da quando ho conosciuto la cultura questo carcere è una prigione” afferma uno dei protagonisti del  film dei fratelli Taviani “Cesare deve morire”, ed è proprio attraverso lo studio e la partecipazione a progetti culturali che il carcere può modificare le realtà di uomini vissuti nella  violenza e nella teoria dell’illegalità.

Non a caso alla Compagnia partecipano avvocati, psicoterapeuti e teatroterapeuti che già operano all’interno degli istituti penitenziari italiani e che credono fortemente nella capacità di recupero e reinserimento che può offrire l’arte e specificatamente il teatro come capacità di relazione tra mondo carcerario ed esterno.

Dicono Giovanni Arcuri e Cosimo Rega, divenuti ormai attori professionisti: “A tutti nella vita deve essere offerta la possibilità di ricrearsi un futuro e noi che abbiamo avuto questa opportunità con il teatro ora che siamo liberi vogliamo estenderla a chi ancora sta espiando, perché la cultura può fare il miracolo: abbiamo visto gente che non sapeva leggere nè scrivere laurearsi trasformando la C di colpevolezza nella C di consapevolezza”.

Particolarità della scenografia il quintetto musicale che sottolinea i passaggi delle scene con musiche anni 70, da Bob Dylan a Janis Joplin, creando un’atmosfera di grande effetto.

Daniela Pieri

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