‘TANTE FACCE NELLA MEMORIA’ TORNA AL TEATRO INDIA
Ritornano sul palco del Teatro India per il terzo anno, dal 14 al 18 marzo, le sei protagoniste di ‘Tante facce nella memoria’, l’atto civile di sei interpreti donne nei panni di altrettante donne legate in modi diversi agli uomini innocenti trucidati nell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Tratto dalle registrazioni raccolte da Alessandro Portelli, lo spettacolo è un oratorio sulla memoria della terribile tragedia che segnò Roma nel corso del secondo conflitto mondiale: sei storie di donne partigiane e non che nel ’44 vissero la feroce rappresaglia dopo il tragico attentato di via Rasella del 23 marzo.
Un’esperienza terribile ripercorsa dalle voci di sei donne toccate in prima persona attraverso uno spettacolo, curato da Mia Benedetta e Francesca Comencini, anche regista, che mette in scena le loro voci, le loro testimonianze, la loro storia che si ricongiunge e si intreccia con la parte di una storia d’Italia, una delle pagine più drammatiche e significative del nostro tempo. Il Teatro è anche il luogo delle presenze che furono, della memoria del passato, anche quando è un passato tragico e carico di orrore ma la memoria di chi resta è più forte di ogni lapide, resoconto storico, ricostruzione a posteriori.
Da questa riflessione nasce l’urgenza di portare in scena, e consegnare all’ascolto, le testimonianze dirette di sei donne che hanno attraversato il cruento eccidio delle Fosse Ardeatine: parenti delle vittime, partigiane, testimoni, come eroine riconosciute della Resistenza o anonime cittadine romane capitate quasi loro malgrado nella grande macchina della Storia.
Grazie alle interviste fatte da Alessandro Portelli con il suo lavoro di ricostruzione, lo spettacolo dà voce alle storie di queste donne in un flusso dove le diverse voci si alterano, costruendo un’unica grande memoria storica. Una memoria al femminile narrata attraverso un percorso emotivo fatto di ricordi, intimità, piccoli gesti che hanno determinato la loro resistenza e perseveranza per raccontare una Roma diversa, che oggi non può che apparirci silenziosamente eroica.