SUICIDATI: TRE CASI DI BULLISMO INTORNO A ME
Tre mamme mi hanno recentemente confidato che a scuola la loro figlia adolescente viene insultata per la musica che ascolta (sfig***!), i vestiti di marca che non ha (pezzente!), il peso (cicciona!) e perché la domenica va in chiesa (bigottona!). Le parole tra parentesi, con minime variazioni, sono la costante dei tre casi e mi perdonerete se ho voluto riportarle nella loro cruda volgarità. Ma se queste sono parole volgari, pensate che “ammázzati” e “suicídati” sono l’invito che di norma segue l’epiteto.
La questione è certamente complessa, ma vorrei suggerire una semplice traccia di riflessione: a me pare che la situazione richiami quella dei giovani a partita Iva, che il padrone può permettersi di trattare peggio dei lavoratori sindacalmente protetti, anche se la Legge non lo consentirebbe.
Allo stesso modo, esistono categorie mass-mediali protette, distinte da quelle protette giuridicamente: chi non vi appartiene si espone alle angherie del branco sotto lo sguardo a volte svogliato e disattento del mondo educante e normativo. Così, lo strapotere delle 3 Majors discografiche e delle 4 agenzie di stampa che producono la quasi totalità della musica e dell’informazione globale ha generato la categoria mass-mediale protetta di “chi ascolta la musica di successo”, cosicché chi ama la Christian Music, per esempio, è considerato uno sfortunato malato da guarire a forza di risolini e chiacchiere alle spalle; così, un sistema pubblicitario globale e pervasivo di tutti i mezzi di comunicazione ha generato la categoria mass-mediale protetta di “chi è alla moda”, cosicché, per esempio, chi non ha il marchio in bella vista sulla felpa è considerato e si considera un “pezzente”, un paria sociale, insomma; così, lo stereotipo disumanizzante di bellezza che vuole le donne con le stesse misure in altezza, larghezza e profondità, ha generato la categoria mass-mediale protetta della “donna che si vuole bene”, relegando a “ciccione” quelle fuori misura, magari perché sono geneticamente diverse per provenienza geografica; così l’industria del divertimento orgiastico ha generato la categoria mass-mediale protetta di “chi sa come si fa”, cosicché, per esempio, diventa “bigottone” l’adolescente che va in chiesa la domenica e che, passando per l’evangelica via stretta verso la felicità, passa il suo tempo libero in parrocchia senza sballo, magari con i bambini.
E per paura, codardia o altro che non so, abbiamo dimenticato di proteggere tutti i nostri figli: quelli vittime del bullismo e i bulli vittime di un pensiero unico che li vuole vincenti a tutti i costi, dentro, beninteso, una ben definita categoria massmediale protetta voluta da un mondo adulto che non pare avere una spiccata passione educativa.
Marco Brusati