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SU CHARLIE GARD INTERVIENE L’UNITALSI: SIAMO SEMPRE PER LA VITA

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L’U.N.I.T.A.L.S.I. (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) è decisamente per la vita. Lo ribadisce l’assistente nazionale, Monsignor Luigi Bressan, Arcivescovo Emerito di Trento, in riferimento alla vicenda del piccolo Charlie Gard.

“L’Unitalsi, come associazione, – aggiunge Mons. Bressan – ha nel suo carisma il servizio verso i bambini ammalati e la vicinanza ai loro genitori, dunque da sempre è al fianco dei più piccoli e delle loro famiglie, ed è per la vita. Con affetto particolare l’Associazione è vicina a Charlie e ai suoi genitori e continuerà ad impegnarsi per famiglie e bambini in difficoltà che chiedono assistenza, accoglienza, conforto e attenzione”.

“L’Unitalsi è impegnata per l’accoglienza concreta – aggiunge il presidente nazionale Antonio Diella – e le nostre residenze in tutta Italia sono aperte per Charlie e per tutti i bambini ammalati. La nostra Associazione, mettendo a disposizione più di 300 mezzi di trasporto attrezzati e diverse case di accoglienza, ha tradotto così la prossimità a genitori e famiglie di bimbi ricoverati, affinché anche nei momenti della sofferenza e della prova, specie se vissuta lontano da casa, la mano solidale dell’Unitalsi sia di sostegno”.

Questo è il servizio che i volontari dell’Associazione svolgono quotidianamente, ma l’Unitalsi da anni si interroga su temi come il fine vita.

“Come volontari vicini alla sofferenza e come cristiani ci interroghiamo su quale deve essere il nostro atteggiamento – conclude Diella – e la vicenda del piccolo Charlie, che tocca il cuore di ciascuno di noi, ci sprona ad allargare lo sguardo e ad andare oltre la malattia. Il valore e la dignità di Charlie e di ogni essere umano vanno preservati fino alla fine: prendersi cura, accompagnare, stare accanto in ogni fase e in ogni momento dell’esistenza di un essere umano è il nostro sì alla vita. Il nostro compito non è – e non può essere – solo quello di affermare questo valore e questa dignità, ma deve anche essere quello di rispettare e di condividere concretamente il difficile cammino di chi vive l’esperienza del dolore e della malattia”.

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