SOCIALE; SALESIANI: GIOVANI ROMANI IN FUGA DA IMPEGNO POLITICO E SOCIALE, IL 5,4% FA VOLONTARIATO E SOLO L’1,27% INTERESSATO DA POLITICA
Amicizia, amore, tempo libero, lavoro sono i valori vincenti per gli adolescenti romani di oggi, seguiti dalla salute e dall’autorealizzazione. È fuga invece dall’impegno sociale (solo il 5,24% fa volontariato), dalla politica (solo il 1,27% se ne interessa). È abbandono anche dei “vecchi” luoghi di aggregazione religiosa: il 3, 12% frequenta gli scout, l’8,6% frequenta assiduamente l’oratorio.
I dati emergono dall’indagine sugli adolescenti a Roma “Capitale adolescenti. La sfida del passaggio all’età adulta in una società complessa”, realizzata dai Salesiani di Roma in collaborazione con l’Istituto Toniolo (nell’ambito del “Rapporto Giovani” sostenuto da Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo), l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Università Pontificia Salesiana. L’indagine ha coinvolto 700 adolescenti iscritti ai primi tre anni di licei, istituti tecnici e istituti professionali della capitale, italiani (84%) e stranieri.
Famiglia. La famiglia è un vero punto di riferimento. I ragazzi dichiarano di avere un ottimo livello di comunicazione con il padre (soprattutto i maschi) e con la madre (soprattutto le femmine): il punteggio medio supera i tre punti su 4. Inoltre si sentono sostenuti da entrambi genitori (3,55 su 4), ma senza che questi ultimi diventino intrusivi. Dichiarano di essere soddisfatti della quantità di tempo trascorso insieme, discutono con loro dei problemi della vita quotidiana (ma non di politica) e non avvertono forti conflitti. Sentono di godere di autonomia, un’autonomia che non hanno dovuto conquistare perché i genitori gliel’hanno concessa facilmente.
Differenze di genere. Sono forti le differenze di genere. Le femmine sono meno soddisfatte della propria vita (4.39 su 7 contro 4.74 dei maschi) e di sé (3,41 contro il 3.83 dei maschi) e si sentono un po’ meno felici (2.95 su 4 contro il 3.34 dei maschi). A scuola hanno relazioni migliori con i compagni, anche con quelli stranieri, ma provano più ansia. Tra i valori in cui credono hanno un po’ più spazio le relazioni e il mondo affettivo, ma anche la pace e l’uguaglianza mentre i maschi preferiscono sport, lavoro, ambiente, attività politica. Indicativo è il fatto che guidano meno dei loro coetanei maschi, ma fumano di più, forse anche per l’ansia che si portano dentro o perché la sigaretta aiuta a mangiare meno. E infatti l’aspetto più drammatico è che, nelle ragazze, la sensazione di essere ancora private di eguaglianza, democrazia e diritti va di pari passo con una iperattenzione al corpo e all’immagine, accompagnata da diete spietate.
Scuola. Ci vanno abbastanza volentieri (2.33 su 4 ) e le relazioni con i compagni sono buone, ma più rare e più blande quando si tratta di stranieri. Anche le relazioni verticali, cioè con gli adulti, sono piuttosto positive, ma i ragazzi dichiarano che la scuola mette loro un po’ di ansia (quasi due punti e mezzo su quattro).
Benessere. A sorpresa gli adolescenti si dichiarano piuttosto soddisfatti della loro vita (5 punti su 7), hanno una buona autostima, e si ritengono felici (3 punti su quattro). Ma, come abbiamo visto, per le femmine il grado di soddisfazione, autostima e felicità è più basso.
Tempo libero. I luoghi dove gli adolescenti di oggi trascorrono la maggior parte del proprio tempo libero sono le piazze e i parchi, seguiti dalle case private e a breve distanza da bar e pub. Solo in fondo alla classifica si trovano discoteche e locali notturni.
Usi e abusi. Per certi versi sono soft (meglio la birra del vino), ma a guardare bene, la voglia di sballo c’è ancora. I 6,54% dei maschi beve superalcolici almeno una volta al giorno; 14,2% ammette di fare uso di marijuana o hashish almeno una volta al giorno e il 5,91% di usare altrettanto frequentemente altre sostanze per provare sensazioni forti.
Il gioco d’azzardo e le scommesse sono sempre più diffusi: solo il 48,13% dei maschi non lo fa mai. Il 10,15% dei maschi e il 7,25% delle femmine ha molto frequentemente rapporti sessuali non protetti. Il 38% dei maschi pratica sport estremi. Il 40% delle femmine fa o ha fato diete drastiche.
La cultura dello sballo appartiene soprattutto ai maschi e a coloro che frequentano gli istituti professionali, meno ai liceali.
Conclusioni: abbandoni e disagi
Gli adolescenti di oggi hanno abbandonato, o comunque sentono distante, il “padre” metaforico, cioè la società istituzionale, la politica e chi si mobilita per i problemi sociali, che pure, in una realtà complessa come quella di Roma, sono ben visibili, tanto che è teoricamente difficile ignorarli. Invece sopportano “la madre”, cioè – fuor di metafora – l’adempimento sociale: accettano senza troppi problemi di fare quello che viene richiesto loro, sapendo che così otterranno sicurezza affettiva, benessere e, domani, un lavoro.
Il web, la casa e la strada sono i luoghi amici: sicurezza a KM zero, come le relazioni su cui contano. Sì dunque agli amici, ma basta che siano stranieri perché si ponga qualche problema. Preferiscono non allargare i confini del proprio mondo, perché si potrebbero rompere gli equilibri. Perciò questa è una generazione che elude l’impegno sociale e ancora di più quello politico, ma anche l’oratorio e l’associazionismo, a meno che non si tratti di associazioni sportive e per il tempo libero.
In qualche modo, oltre la cortina del Web, c’è una generazione che sviluppa tutte le risorse di base per costruire un nuovo patto sociale (lavoro, solidarietà, autorealizzazione, salute, amicizia, famiglia…) ma, avendo perso l’appartenenza alla società che li ha generati, sono come personaggi in cerca d’autore. Forse, interagendo in connessione web, di nuovi autori”.
Anche gli usi e abusi sono più funzionali alle “prove estreme” per dimostrare di valere, non più alla società adulta, ma al mondo dei pari in cui questi digital native si sono trasferiti in contatto permanente attraverso il Web. Così come, per le ragazze, la prova estrema passa per l’immagine e per il regime alimentare e visuale che spesso impone.
Intercettare questi ragazzi, così chiusi nei loro rifugi, è una imponente sfida educativa.
I problematici. Tutto questo ricade pesantemente sui ragazzi problematici. Sono relativamente pochi, sono quelli a cui è venuto a mancare ciò che dà sicurezza agli altri: famiglia, relazioni educative con insegnanti e altri adulti, amici… Eppure, forse proprio per questo, appaiono più ignorabili, nelle relazioni (con l’aumento della povertà relativa cresce anche la marginalità fra pari: si scivola facilmente nella categoria dello sfigato, e quindi dell’emarginato) e anche negli interventi delle istituzioni. Chi sta male, sta male di più.
«I dati – dichiara Giuliano Vettorato, Direttore Istituto di Psicologia, Facoltà di Scienze dell’Educazione, Università Pontificia Salesiana – dicono che i maschi sono più a rischio delle femmine, ma anche che gli adolescenti che frequentano i corsi di formazione professionale lo sono più di quelli che frequentano le altre scuole, in particolare i licei. E chi è stato bocciato è più a rischio di chi va bene. Insomma, la deprivazione sociale va di pari passo con quella culturale. La famiglia nonostante tutto rimane un punto di riferimento, ma qui sono chiamate in causa le istituzioni scolastiche: c’è troppo poca attenzione ai bisogni reali dei ragazzi. Chi è già avvantaggiato è privilegiato, chi è svantaggiato deve sopportare un carico di situazioni socialmente e culturalmente più pesanti. Insomma, questi ragazzi hanno complessivamente meno attenzione da parte della società e delle istituzioni».
«I dati – aggiunge Marta Elena, docente di Psicologia Sociale e di Comunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e tra le curatrici del Rapporto Giovani dell’istituto Toniolo – di questa ricerca mostrano luci ed ombre della generazione degli adolescenti: se da una parte, i ragazzi sono portatori dei medesimi valori della generazione dei loro padri e delle loro madri (amore, amicizia, lavoro) e “affamati di relazioni”, dall’altra parte mostrano un maggior ripiegamento sul familiare e sull’intimismo. Ne consegue una crescente vulnerabilità derivante dal restringimento del network sociale-relazionale e dalla necessità di essere performativi.
Per far fronte a questa sfida educativa il mondo adulto non può che assumersi la responsabilità di essere generativo in senso pieno, ricostruendo un’alleanza tramite la quale genitori, insegnanti, educatori, rappresentanti del mondo sociale e istituzionale possano accompagnare i ragazzi nella transizione all’età adulta offrendo lori valori in cui credere, aiutandoli a sviluppare un’identità personale e sociale solida, ricomponendo la scissione tra sociale e familiare, riconoscendo l’importanza dell’impegno civico, in altre parole , offrendo loro la speranza di una vita degna di essere vissuta».