SOCIALE, A ROMA PRIMA CASA FAMIGLIA PER MADRI DETENUTE
Una casa famiglia protetta per madri detenute, per consentire ai bambini di non trascorrere l’infanzia dietro le sbarre. A Roma, per la prima volta in Italia, sarà realtà. Sorgerà in un edificio sottratto alla criminalità organizzata e assegnato al Comune, che lo scorso 8 maggio lo ha destinato a questo scopo. Per legge, però, gli oneri della costituzione di queste strutture non devono ricadere sulla finanza dello Stato.
Alla copertura dei costi di avvio e gestione, per un valore per il 2015 di 150 mila euro – parteciperà Poste Insieme Onlus, la fondazione di Poste Italiane con finalità di inclusione sociale, solidarietà, assistenza socio-sanitaria e tutela dei diritti dei soggetti più deboli, presentati questa mattina a Roma. Si tratta di uno dei primi due interventi della fondazione. Oltre alla casa famiglia, è stato messo a punto un progetto contro la dispersione e l’abbandono scolastico.
“Per dare inizio al nostro lavoro la fondazione ha individuato due contesti dove esclusione e svantaggio troppo spesso impediscono la tutela dei diritti, anche quando formalmente garantita”, ha dichiarato la presidente di Poste Italiane, Luisa Todini. “In entrambe le iniziative – ha aggiunto – prevediamo di coinvolgere in attività di volontariato i dipendenti di Poste, che rappresenta un valore aggiunto in termini di sostenibilità dei progetti”.
Secondo i dati ufficiali del ministero della giustizia, in Italia ci sono 34 bambini detenuti insieme alle madri. Nove di questi si trovano a Roma, al carcere di Rebibbia. Sono per lo più donne senza domicilio alternativo, colpevoli di reati minori. I loro figli scontano la pena con loro, con gravi conseguenze sullo sviluppo psicofisco. “Finalmente ci sarà la realizzazione di una casa famiglia per madri detenute con figli, un evento che ha grande valore sociale. Ringrazio Poste Italiane per un piccolo mattone di quella città a misura di bambino che vogliamo costruire”, ha dichiarato l’assessore capitolino alle Politiche sociali, Francesca Danese.
“È un impegno – ha aggiunto – formalizzato lo scorso 8 maggio con una delibera che stiamo portando a compimento per dare una risposta concreta a un problema a cui l’Italia non può sottrarsi. Finalmente colmiamo un vuoto colpevole del nostro paese. Vogliamo far uscire gli otto bambini che sono a Rebibbia. Vogliamo vederli giocare e guardare il cielo”.
Il secondo progetto in cui è intervenuta la fondazione di Poste Italiane è Mentoring, un’iniziativa destinata al contrasto di abbandono e dispersione scolastica, per cui in Campania, Calabria e Sicilia 165 volontari faranno tutoring a 165 studenti in 11 istituti di I e II. Un intervento della fondazione del valore di 150 mila euro. “La scelta di poste di dotarsi una fondazione è un bel modo di aiutare il paese in questo momento, non deresponsabilizzando lo stato ma aiutandolo a prendersi cura di problemi drammatici”, ha dichiarato il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che riguardo alla casa famiglia ha ribadito l’obiettivo di “arrivare arrivare a fine anno senza più bambini dietro le sbarre”. (Omniroma)