SAVE THE CHILDREN, UNA VITTIMA DI TRATTA SU QUATTRO È MINORENNE
Un quarto delle vittime di tratta presunte o identificate in Europa sono minorenni, per lo più a scopo di sfruttamento umani sessuale. In Italia, gli operatori del progetto “Vie d’Uscita” hanno intercettato nel 2018 2.210 vittime di tratta minori e neo-maggiorenni nelle sole regioni di Marche, Abruzzo, Veneto, Lazio e Sardegna: un aumento preoccupante del numero di minorenni coinvolti nella tratta degli esseri umani, cresciuti in un anno dal 9% al 13%. Lo afferma Save The Children che, in vista della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, diffonde il rapporto ’Piccoli schiavi invisibili 2019’.
Sulle 20.500 vittime registrate nell’Unione nel biennio 2015-16, il 56% dei casi riguarda infatti la tratta a scopo di sfruttamento sessuale, con un pur consistente 26% legato allo sfruttamento lavorativo, una vittima su 4 ha meno di 18 anni, due su 3 sono donne o ragazze.
Anche se si tratta di un fenomeno perlopiù sommerso, spiega Save The Children, la sempre più giovane età delle vittime e la prevalenza dello sfruttamento di tipo sessuale trova conferma anche tra i 74 nuovi casi di minori che sono riusciti a uscire dal sistema di sfruttamento nel 2018 in Italia e sono stati presi in carico dai programmi di protezione istituzionale, soprattutto in Piemonte (18) e Sicilia (16). Uno su 5, infatti, non supera in età i 15 anni e lo sfruttamento sessuale riguarda quasi 9 casi su 10. Il business dello sfruttamento sessuale In Italia, spiega Save The Children, recluta le sue vittime in Nigeria, Romania, Bulgaria e Albania, e cambia modalità operative per rimanere sommerso.
“Un fenomeno di questa gravità e di queste proporzioni – ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – necessita di un intervento nazionale coordinato tra tutti gli attori, in grado di garantire gli standard necessari ad una vera e propria azione di prevenzione, che deve scattare con tempestività appena le potenziali vittime entrano nel nostro Paese, e deve anche fornire i mezzi più efficaci per promuovere la fuoriuscita delle vittime e il loro percorso di integrazioni.”