Giovani e Scuola

SANT’EGIDIO: NIENTE LEZIONI ONLINE PER IL 61% DEI BAMBINI ROMANI

Il 61 per cento dei bambini romani non ha fatto lezioni online. E’ il risultato di un’indagine svolta dalla comunità di Sant’Egidio sulla didattica a distanza, nei mesi di marzo e aprile, su un campione di 800 bambini dai 6 ai 10 anni, residenti in 27 quartieri di Roma e iscritti in 44 scuole primarie.

I dati sono stati illustrati, nel corso di una video conferenza stampa, dal presidente della comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo. I quartieri romani in cui i bambini hanno maggiormente patito la didattica a distanza sono quelli della periferia nord, est e sud di Roma. Per quanto riguarda il resto dei bambini seguiti con la didattica a distanza: l’11 per cento ha fatto una lezione online a settimana, il 49 per cento due lezioni a settimana, il 28 per cento tre lezioni, il 9 per cento quattro lezioni e il 2 per cento cinque lezioni a settimana. “Ci sono famiglie che non sono in grado di supportare l’insegnamento online, penso ai figli degli immigrati, ai bambini rom, a bambini più svantaggiati”, ha detto Impagliazzo. Infatti, tra le conseguenze più gravi della pandemia, vi è quella della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado fino alla ripresa del nuovo anno scolastico nel mese di settembre.

Di fronte a questa emergenza, sociale ed educativa, la comunità di Sant’Egidio esprime grande preoccupazione, a partire dagli alunni delle primarie, che soprattutto nelle periferie non riescono spesso ad accedere alla scuola online e rischiano di accumulare gravi ritardi nel loro percorso scolastico. Secondo la comunità di Sant’Egidio c’è il rischio che la didattica a distanza aumenti le diseguaglianze, creando bambini di serie A e B. Pertanto, la comunità fa appello ad una iniziativa collettiva che permetta loro di recuperare il ritardo accumulato nel corso dell’estate. “Noi – ha detto il presidente della comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo – temiamo l’allargamento della distanza tra una serie A e una serie B dei bambini, un allargamento delle disuguaglianze. In Italia c’è già il 14,2 per cento di abbandono scolastico, sono dati del 2018, il che significa che le disuguaglianze nella scuola sono ancora forti. Questa situazione rischia di aggravarle”. Quindi, Impagliazzo ha lanciato un appello rivolto “a tutto il mondo della scuola, agli insegnanti, ai dirigenti scolastici, agli educatori, a coloro che lavorano nelle cooperative, ai volontari, alle associazioni, alle famiglie affinché, su base volontaria, si apra una risposta immediata, nei mesi di giugno, luglio e agosto, di recupero della scuola mancata. Perché molti bambini non hanno goduto appieno del diritto allo studio: non sto dicendo che non c’è stato il diritto allo studio, ma che alcuni bambini, soprattutto i più vulnerabili, non ne hanno goduto”.

Tra le proposte lanciate dalla comunità di Sant’Egidio quella di creare “scuole in piccoli gruppi”, rispettando dunque le cautele imposte dal distanziamento sociale, “aprendo tutti gli spazi possibili” alle lezioni nel corso dell’estate. “Nelle scuole ci sono le palestre, i cortili, i giardini, ma ci sono spazi all’aperto, nei giardini comunali, nelle ville comunali, e il nostro appello è rivolto anche ai sindaci, a partire dalla sindaca di Roma, ma perché no nelle parrocchie, nelle biblioteche, luoghi – ha spiegato Impagliazzo – dove permettere ai bambini della scuola primaria a riunirsi per recuperare il tempo perduto”. La comunità di Sant’Egidio chiede anche la “riapertura anticipata delle scuole, soprattutto per i soggetti più bisognosi, e una riapertura dei centri estivi”, già prevista dal governo, che però “tenga conto di proporre una offerta didattica a chi ha bisogno o a chi è rimasto indietro”. L’obiettivo è quello di “evitare che alla ripresa ci sia un aumento della dispersione scolastica”. Infine, Impagliazzo, ricordando che la Comunità è impegnata nella Capitale e in tutto il mondo con “scuole di pace” che aiutano i bambini più svantaggiati nel dopo-scuola, ha espresso anche “soddisfazione per come tanti docenti e dirigenti si sono mossi per entrare in questa modalità telematica da un giorno all’altro”. Inoltre, ha voluto “esprimere un grande saluto a tutti i bambini che hanno sofferto per questa situazione: parlo dei bambini ma il discorso può essere allargato a tutti i ragazzi che hanno perso la socialità e il contatto umano, oltre al rapporto con gli insegnanti”.

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