SANITA LAZIO’: BISOGNA CAMBIARE, MA NON BASTANO SOLO LE STATISTICHE
La Regione Lazio ha promosso un Convegno dal titolo “ il Lazio cambia: per una buona sanità più efficiente e più vicina alle persone”, cui hanno partecipato il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
Nell’ottica del Patto per la Salute è stato presentato un nuovo modello di gestione fondato su quattro capisaldi: sanità territoriale, integrazione sociosanitaria, sanità domiciliare e prevenzione.
Non sono tanto gli indicatori di esito ad interessare (misurano il risultato degli interventi sanitari per un miglioramento continuo della qualità dei servizi) quanto la nuova ottica secondo la quale si vorrebbe affrontare l’organizzazione della sanità pubblica in base ai principi costituzionali del diritto alla salute e della rimozione di ostacoli economici e sociali atti a migliorare il benessere dei cittadini.
Porre l’accento sulle tematiche sociali e dunque sulla promozione di una nuova gestione del bisogno è la novità da sottolineare: deospedalizzazione,potenziamento della medicina territoriale e della assistenza domiciliare per garantire qualità della vita al paziente e cura personalizzata.
In questo contesto la prevenzione viene ad essere il punto di forza del nuovo modello: evitare le malattie produce anche benessere economico in termini di risparmio sul costo del lavoro e delle cure.
Ma i numeri riportati dal dipartimento di epidemiologia della Asl RME non avranno alcun valore se non saranno premessa di interventi di programmazione sanitaria e non troveranno una concreta applicazione nella realtà quotidiana della Capitale dove permangono presidi sanitari obsoleti, la mancata risoluzione del problema del personale precario, il numero di operatori sanitari inferiore alle necessità all’interno delle strutture, la carenza di posti letto per lungodegenze e riabilitazione.
Conteggi e grafici non bastano a disegnare la necessità oggettive del cittadino rispetto a salute, nuovi bisogni e difficoltà sociali: i numeri non hanno cuore né pancia.
Se davvero si vuole creare sinergia tra Ministero della Salute, Regione e Comune è necessario che ognuno faccia la sua parte e si metta in rete, una rete concreta e non virtuale, poiché è la governance che deve utilizzare i numeri, non gli operatori: a chi è a contatto con il bisogno e la sofferenza servono progetti concreti ed attuabili, non voli pindarici .
Per ora stiamo a guardare…”immaginiamo” che questo possa diventare realtà
Daniela Pieri