SALUTE, DA CARCINOMA A TAC: LE PAROLE DA CONOSCERE
Oggi in occasione del World Cancer Day l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) condivide e rilancia la “visione 70:35” dell‘European Cancer Concord (Ecc) che vuole portare al 70% entro il 2035 la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti oncologici in Europa.
Nel 2016 solo in Italia, si sono registrati circa mille nuovi casi di cancro al giorno, questo significa che ogni anno circa 365mila persone, 190mila uomini e 176mila donne, ricevono una diagnosi di tumore. Il dato positivo è che nel nostro Paese si guarisce di più, come testimoniano gli ultimi dati che ci vedono al vertice in Europa per la sopravvivenza a 5 anni, migliorata rispetto al quinquennio precedente sia per gli uomini (55%) sia per le donne (63%). Ma ancora c’è molto da fare.
Il miglior modo per prevenire i tumori sono quelli di conoscerli, diagnosticarli ma soprattutto curarli, questo è quanto tiene l’Airc, che ha stilato un glossario lungo e dettagliato per comprendere i referti dei medici e gli studi dei ricercatori.
Ecco alcune delle voci tratte dall’elenco dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro
Adenocarcinoma – Tumore maligno che si sviluppa a partire da cellule che hanno una funzione ghiandolare, cioè secernono vari tipi di sostanze, in organi come la mammella o la prostata oppure sulla superficie di rivestimento di organi cavi come i polmoni o l’intestino.
Carcinoma – Tumore maligno che deriva dai tessuti epiteliali, ovvero quei tessuti che rivestono la cute e gli organi interni. Spesso si presenta in una forma aggressiva, che tende a invadere sia i tessuti adiacenti all’organo colpito sia quelli più lontani, a causa della diffusione delle cellule tumorali nei vasi sanguigni e linfatici. È una delle forme più frequenti di cancro e gli organi prevalentemente colpiti sono la prostata, i polmoni e la mammella.
Chemioterapia – Terapia basata sull’utilizzo di sostanze chimiche e farmaci in grado di uccidere le cellule. Il termine si riferisce anche alla cura delle malattie infettive, in cui vengono uccisi gli agenti patogeni, ma nel linguaggio corrente è utilizzato soprattutto in relazione al cancro, in cui sono uccise le cellule tumorali. La maggior parte dei chemioterapici antitumorali disponibili uccide le cellule interferendo, con modalità differenti, con la sintesi del DNA e, quindi, con la capacità delle cellule di crescere e moltiplicarsi. In tal modo i chemioterapici possono però danneggiare anche cellule normali, in particolare quelle che si dividono più rapidamente (come le cellule dei bulbi piliferi, della superficie di rivestimento dell’intestino o quelle del midollo osseo da cui derivano le cellule del sangue). Si possono quindi avere effetti collaterali come perdita di capelli, nausea, vomito e anemia. Il tipo di farmaci da impiegare varia sia secondo la neoplasia da trattare, sia in base alle condizioni generali del paziente. La chemioterapia è spesso usata in associazione a chirurgia e radioterapia. La chemioterapia può essere usata da sola o in associazione a chirurgia e radioterapia. Si parla in questo caso di chemioterapia adiuvante (eseguita dopo l’intervento per eliminare eventuali cellule tumorali rimaste nell’organismo) o neoadiuvante (quando viene effettuata prima dell’operazione per ridurre la massa del tumore e renderlo più facilmente operabile).
Diagnosi precoce – Viene definita così la scoperta di una malattia nelle sue prime fasi di sviluppo. L’individuazione precoce di un tumore, in particolare, di solito offre maggiori possibilità di cura, permette di attuare interventi meno aggressivi e di assicurare una migliore qualità di vita. Una diagnosi precoce si può ottenere attraverso l’attenta valutazione dei primi sintomi della malattia oppure attraverso programmi di screening, su alcune fasce della popolazione sana (per esempio con l’esecuzione di pap test o mammografia, o con la ricerca del sangue occulto nelle feci).
Esame istologico – Consiste nell’osservare al microscopio un campione di tessuto che può essere stato prelevato dalla parte del corpo in cui si sospetta si stia sviluppando un tumore o un’altra malattia tramite una biopsia, oppure da un pezzo asportato in sala operatoria, o anche nel corso di un’autopsia. L’anatomopatologo esamina il vetrino su cui è stato preparato il materiale per verificare le caratteristiche delle cellule. Verifica se sono tumorali, benigne o maligne, e in quest’ultimo caso stabilisce qual è il loro tipo istologico in base a classificazioni standard e prevede quale potrebbe essere il grado (voce da aggiungere) di aggressività della malattia, i cui criteri variano da tumore a tumore. L’aspetto più delicato di questo tipo di esame è il punto esatto in cui si decide di effettuare il prelievo: se il tumore è piccolo, per esempio, è possibile mancare il bersaglio e avere un risultato falsamente rassicurante. Le caratteristiche delle cellule al microscopio e all’immunoistichimica sono spesso determinanti nel guidare le scelte terapeutiche dei medici.
Fattore di rischio – Viene detto così tutto ciò che aumenta in maniera statisticamente significativa la probabilità di sviluppare una certa patologia. Alcuni tra i fattori di rischio più importanti per il cancro sono condizioni non modificabili (come l’età o la familiarità per un determinato tumore). Su altre invece, dette modificabili, come il fumo di sigaretta o l’obesità, si può agire per cercare di prevenire la malattia.
Guarigione – In campo oncologico è difficile parlare di una vera e propria guarigione, perché talvolta la malattia può ricomparire anche a distanza di anni. Per le diverse forme di cancro, tuttavia, i medici hanno stabilito il periodo di tempo (a seconda del tipo di tumore di due, cinque o 10 anni) dopo il quale una persona si può considerare ragionevolmente guarita se, nonostante periodici accurati controlli, la malattia non dà segni di sé.
Linfonodo – Chiamati anche ghiandole linfatiche, i linfonodi sono piccoli organi tondeggianti o a forma di fagiolo situati lungo le vie linfatiche. Sono circondati da una capsula fibrosa e contengono cellule del sistema immunitario chiamate linfociti e macrofagi. Come filtri intercalati lungo il corso della circolazione linfatica, funzionano da stazioni di controllo nei confronti dei microrganismi patogeni, ma anche delle cellule tumorali in circolo. In risposta a una di queste minacce, si attiva la moltiplicazione dei linfociti, che iniziano quindi a circolare per attuare la risposta immunitaria. Un ingrossamento dei linfonodi può essere indice di diverse patologie: infezioni, tumori, malattie immunitarie, endocrine o di altra natura. Nel caso particolare dei tumori, cellule neoplastiche che si staccano dalla massa primaria possono accumularsi a livello dei linfonodi, da cui eventualmente possono migrare e dare metastasi. Per questo, in alcuni tumori, le decisioni sul tipo di strategia terapeutica da seguire dipendono anche dall’eventuale interessamento dei linfonodi che raccolgono il liquido linfatico proveniente dalla zona colpita. A questo scopo si esamina il linfonodo sentinella, cioè quello che si trova al primo posto lungo la catena, il primo a essere raggiunto da eventuali cellule neoplastiche provenienti dal tumore: se questo è indenne, il chirurgo può decidere di non asportare gli altri.
Maligno – Termine che normalmente si associa a “tumore”, indicando una cattiva prognosi della malattia, nel caso in cui non venga curata. In realtà la definizione di malignità si riferisce soprattutto alle caratteristiche delle cellule, che oltre a proliferare eccessivamente, come fanno anche quelle dei tumori benigni, appaiono morfologicamente e funzionalmente diverse dalle corrispondenti normali. I tumori maligni, a differenza di quelli benigni, hanno la peculiarità di infiltrare i tessuti limitrofi (invasività neoplastica) e di rilasciare cellule che attraverso il circolo sanguigno o linfatico possono riprodurre il tumore in altre parti del corpo, anche molto distanti (metastasi).
Marcatore tumorale – Sostanza in grado di segnalare la presenza di un tumore, di monitorare il suo sviluppo e, a volte, di caratterizzarlo rispetto ad altre forme della malattia. Sono esempi di marcatori tumorali molto usati in clinica il CEA per il tumore del colon e altre localizzazioni della malattia all’apparato gastroenterico, il Ca 125 per quello dell’ovaio e di altre parti dell’apparato genitale femminile, il PSA per il tumore della prostata, l’alfa feto proteina, rilasciata da diversi tipi di tumori, tra cui quello del fegato e del testicolo.
Metastasi – Impianto di cellule tumorali che dà origine a localizzazioni della malattia in organi diversi da quello in cui origina il tumore. Queste sedi possono essere anche molto lontane da quella di partenza e possono essere raggiunte attraverso il flusso sanguigno o linfatico.
Neoplasia – Sinonimo di tumore, cioè di una patologia caratterizzata da un’anomala e incontrollata crescita all’interno di un organo o di un tessuto di una massa costituita da cellule (dette tumorali) con caratteristiche diverse da quelle sane.
Nodulo – Il nodulo è un agglomerato normale o patologico di cellule con una struttura diversa da quella del tessuto circostante. Le formazioni patologiche possono avere origine infiammatoria, infettiva o neoplastica. I noduli tumorali possono insorgere praticamente in tutti gli organi, ma in particolare al seno, al polmone, all’utero e alla tiroide. Devono essere asportati chirurgicamente e sottoposti a esame istologico per chiarirne la natura, che può essere sia benigna sia maligna.
PET – Tomografia a emissione di positroni (dall’inglese Positron Emission Tomography), è una tecnica diagnostica per immagini che permette di evidenziare aree dell’organismo caratterizzate da particolari recettori o da un diverso metabolismo rispetto alle aree circostanti. Questa metodica è quindi spesso usata in oncologia perché le cellule tumorali tendono a consumare più glucosio di quelle normali: l’esame riesce a svelare la presenza di localizzazioni del tumore nelle sedi in cui si registra un maggior metabolismo di una piccola quantità di glucosio radioattivo iniettata in vena. La PET fornisce informazioni importanti non solo sulla localizzazione del tumore e di eventuali metastasi, ma anche sulla sua aggressività e sull’effetto di trattamenti chemio e/o radioterapici sulla vitalità del tumore. Permette inoltre di distinguere tra una recidiva tumorale e una zona divenuta necrotica in seguito alla radioterapia. In questo modo è possibile ottenere un quadro clinico limitando le procedure diagnostiche invasive. È molto simile alla SPECT, rispetto alla quale però è più complessa e costosa, perché richiede la presenza di un ciclotrone per la produzione del materiale radioattivo nelle vicinanze dell’apparecchiatura.
Prognosi – È la previsione di massima su come si evolverà una patologia nel tempo. Per quanto riguarda il cancro, la prognosi viene espressa in termini di mesi o anni di sopravvivenza attesa e si basa sul tipo di malattia, sulla sua sede, sulle caratteristiche istologiche e molecolari delle cellule, sull’estensione del tumore e l’eventuale presenza di metastasi al momento della diagnosi. Basandosi su dati statistici relativi alla totalità dei pazienti, non va comunque mai intesa come una definizione precisa e certa nel singolo caso, perché ogni malato ha una storia a sé.
Radioterapia – È un tipo di terapia oncologica basata sull’utilizzo di radiazioni ad alta energia (raggi X, alfa, beta, gamma) in grado di distruggere le cellule tumorali. Le radiazioni danneggiano il DNA della cellula in fase di replicazione, causandone la morte. La terapia è quindi efficace specialmente contro le cellule tumorali perché si replicano più attivamente, ma colpisce anche alcune cellule normali, soprattutto quelle a elevata velocità di replicazione. La radioterapia può essere effettuata dall’esterno oppure a partire da materiali radioattivi collocati direttamente all’interno del tumore o nelle sue vicinanze (brachiterapia). La radioterapia è generalmente utilizzata, anche in associazione alla chemioterapia, per ridurre la dimensione di un tumore prima della chirurgia o per distruggere eventuali cellule tumorali rimaste dopo un intervento chirurgico. Solo in alcuni casi di tumori localizzati è impiegata come trattamento principale.
Remissione – Attenuazione o scomparsa dei segni e dei sintomi provocati da un tumore; in particolare, con il termine remissione parziale si indica che solo alcuni, ma non tutti i segnali della presenza della malattia sono scomparsi, mentre si parla di remissione completa se con i mezzi diagnostici attualmente a disposizione non se ne trova più traccia, nonostante non vi sia la certezza che il tumore sia stato eliminato completamente. Per questo i medici preferiscono usare questo termine rispetto a quello di guarigione: più a lungo dura la fase di remissione, tuttavia, maggiori sono le probabilità che la malattia sia stata definitivamente sconfitta.
RM o Risonanza Magnetica – È un esame che permette di visualizzare parti interne del corpo tramite l’applicazione di un campo magnetico esterno, a cui i vari organi e tessuti rispondono emettendo diversi tipi di onde. In alcuni casi, per migliorare la definizione delle diverse strutture, può essere somministrato anche un mezzo di contrasto per via endovenosa. Si usa generalmente per la diagnosi delle malattie del cervello e della colonna vertebrale, dell’addome, dei grossi vasi e del sistema muscolo-scheletrico. Non espone al rischio di radiazioni, ma è controindicata nei primi mesi di gravidanza e per i portatori di pacemaker o di protesi metalliche interne.
Scintigrafia – È una tecnica diagnostica che permette di visualizzare la struttura di un organo o il suo funzionamento grazie a sostanze radioattive iniettate nell’organismo, scelte in base all’organo che si vuole studiare. Se si deve esaminare la tiroide, per esempio, si usa lo iodio radioattivo perché tale sostanza viene utilizzata soprattutto dalle cellule tiroidee. La scintigrafia è un esame utilissimo per individuare tumori anche piccolissimi oppure metastasi a distanza, soprattutto se localizzate alle ossa. Per questo la scintigrafia ossea fa parte degli esami standard che vengono prescritti dopo una diagnosi di tumore.
TC o TAC – La tomografia computerizzata o TC fino a pochi anni fa veniva chiamata comunemente TAC (acronimo di tomografia assiale computerizzata). Il nome è cambiato perché sono cambiate le apparecchiature, che non usano più solo l’asse centrale del corpo come punto di riferimento (come nel caso della TAC), ma sono in grado di ruotare intorno al paziente per fornire immagini ancora più dettagliate (si parla quindi più in generale di TC). La TC è importante per la diagnosi di molti tumori perché permette di ottenere immagini degli organi interni come se fossero esaminati a fettine di spessore da 1 a3 cm e quindi di individuare anche noduli di piccole dimensioni. La risoluzione che si può ottenere con la cosiddetta TC spirale, usata, per esempio, nella diagnosi precoce dei tumori del polmone, è ancora maggiore. La TC usa i raggi X, contrariamente alla risonanza magnetica, e quindi è controindicata in alcuni casi, come per esempio in gravidanza.
TNM, sistema – È il sistema internazionale di classificazione dell’evoluzione di un tumore (stadiazione), che considera tre parametri: dimensioni del tumore primitivo (T), coinvolgimento dei linfonodi regionali adiacenti al tumore (N) e presenza di metastasi a distanza (M). Ciascuna categoria, a sua volta, è divisa in sottogruppi, a seconda delle dimensioni progressivamente crescenti del tumore, del numero di linfonodi coinvolti, e della presenza o meno di metastasi a distanza. In base alle dimensioni si distinguono cinque gradi, a partire da T0 a T4. Per quanto riguarda i linfonodi, si definisce N0 una condizione in cui i linfonodi regionali non sono interessati, e con una sigla crescente da N1 a N3 il progressivo coinvolgimento di un maggior numero di stazioni linfonodali. La presenza di metastasi viene connotata dall’indicazione M1, mentre M0 indica la loro assenza. Nel complesso, un tumore viene considerato tanto più avanzato quanto più è voluminoso ed esteso oltre l’organo interessato. Oltre che per la formulazione della prognosi, la stadiazione dei tumori è cruciale per stabilire il piano terapeutico più efficace.