SALUTE, CON I NUOVI SUPER FARMACI L’EPATITE C E’ CURABILE NEL 95% DEI CASI
Da un paio d’anni a questa parte, con lo sviluppo di nuovi super farmaci, la cura alla Epatite C ha fatto un salto piuttosto netto in avanti visto che, come sostiene la Epac Onlus, organizzatrice di un convegno domani a Napoli sul tema ‘L’offerta dei farmaci innovativi a tutti i pazienti con epatite C: limitare l’accesso è l’unica soluzione?‘, queste nuove cure danno la possibilità di alterare profondamente la composizione dell’epatite tanto da renderla curabile nel 95% dei casi.
E’ l’Aifa che si è fatta carico di selezionare la lista dei beneficiari di questi farmaci, dando precedenza ai casi più gravi poiché “Tutti i giorni riceviamo proteste da parte di pazienti esclusi dall’accesso dai farmaci innovativi. L’analisi attenta dei dati diffusi dall’Agenzia del farmaco rivela che la fase di emergenza è terminata e i tempi sono maturi per eliminare gli attuali criteri di accesso, sostituendoli con linee guida basate sull’urgenza clinica e sociale che consentano una programmazione terapeutica gestita dal medico specialista, per restituire maggiore serenità ai pazienti e alle loro famiglie”, afferma Ivan Gardini, presidente di Epac Onlus.
L’epatite C è di più di una malattia al fegato solamente, infatti “Deve essere considerata come una malattia sistemica a tutti gli effetti che, ad esempio, può interessare il sistema endocrino e immune, il sistema nervoso centrale, l’apparato cardiovascolare – afferma Nicola Caporaso, direttore dell’Uoc di Gastroenterologia ed Epatologia e della Scuola di specializzazione in Gastroenterologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II – Eliminare l’infezione significa modificare in senso positivo anche l’evoluzione delle malattie associate che una volta costituivano controindicazioni al trattamento con interferone e oggi, invece, devono essere considerate opportunità aggiuntive. Eliminare il virus significa eliminare non solo l’infezione, ma anche ridurre la mortalità per molte altre cause“.
Un altro aspetto fondamentale per contenere i danni che potrebbe provocare questa malattia è soprattutto il riuscire a diagnosticarla per tempo, poiché come ci spiega Giovanni Battista Gaeta, ordinario di Malattie infettive alla Seconda Università degli Studi di Napoli, “Il trattamento precoce è fondamentale perché consente la guarigione definitiva dalla malattia in un paziente che è molto diverso rispetto a un paziente in fase avanzata dove il virus ha già provocato dei danni clinici severi e che, quindi, va seguito e monitorato anche in seguito alla terapia. Curare un paziente precocemente significa, inoltre, generare un grosso vantaggio sociale non solo in termini di salute pubblica, ma anche in termini economici in quanto sono pazienti che escono definitivamente dalla scena dell’assistenza sanitaria. Un decisore attento e oculato dovrebbe tenere ben presente questo aspetto”
“Esistono categorie particolari di pazienti, come i co-infetti Hiv-Hcv. In Italia siamo in presenza di un problema reale: su circa 100.000 persone con Hiv (in trattamento), circa il 35% ha una co-infezione da Hcv – afferma Antonio Chirianni, direttore Dipartimento di Malattie infettive, Azienda dei Colli Monaldi, Cotugno, Cto – Una grossa fetta di questa popolazione si trova in uno stadio di malattia non molto avanzata e, quindi, al momento sono esclusi dal trattamento Hcv. In realtà dovrebbero essere inclusi tra i pazienti con priorità di trattamento per varie ragioni: in primo luogo in questa fascia di popolazione l’Hcv si aggrava più rapidamente; hanno una maggiore probabilità di trasmettere la malattia. Infine, si tratta di pazienti costantemente seguiti e monitorati, che i medici conoscono molto bene, quindi in questo gruppo si potrebbe più facilmente eradicare”.
“Le nostre richieste, inviate alla Commissione tecnica scientifica di Aifa già nel novembre 2015 e ancora a marzo 2016, si propongono di eliminare le limitazioni di accesso e introdurre linee guida di prioritizzazione, entro le quali i clinici hanno tutto il diritto e il dovere di scegliere in autonomia casi particolari di pazienti da curare subito. Così sarebbe fortemente ridimensionata la corsa all’acquisto del farmaco generico in India o Egitto da parte dei pazienti esclusi, un fenomeno controverso e in costante crescita”, conclude Gardin.