Angolo della Salute

SALUTE, ANCHE IN ITALIA I SUPER BATTERI. SONO RESISTENTI AGLI ANTIBIOTICI

batteri


Nei giorni scorsi negli Stati Uniti si è diffusa la notizia di una donna che ha contrattato una particolare forma di infezione praticamente impossibile da debellare; questo perché si sta diffondendo una nuova forma di batteria super resistente agli antibiotici che, secondo Annalisa Pantosti, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità, potrebbe far arrivare al 50% la mortalità dei casi.

“La gravità dell’impossibilità di trattare il paziente noi l’abbiamo già nel nostro paese – spiega Pantosti -, non per l’Escherichia Coli come nel caso statunitense ma per un’altra classe di batteri, le clebsielle pneumoniae resistenti ai carbapenemi, che nel 30-40% dei casi sono ormai resistenti anche alla colistina. In questi casi si ricorre ad antibiotici ‘di fortuna’, magari in disuso, oppure a combinazioni di più farmaci, ma la mortalità è molto alta, anche se difficile da quantificare perchè di solito i pazienti hanno anche altri problemi medici”; la colistina è un particolare tipo di farmaco già in vendita da diverse decine di anni e che attacca molto brutalmente l’infezione, con la possibilità di piccoli danni collaterali per l’organismo ma che rappresenta l’ultima spiaggia in casi di infezioni molto estese o difficili da debellare.

Per quanto riguarda il batterio Escherichia Coli, quello trovato nella paziente Usa, anche in Europa ci sono forme resistenti alla colistina. “Una volta che il gene che conferisce la resistenza è stato isolato in Cina lo abbiamo cercato un po’ tutti – racconta l’esperta -. Anche da noi ci sono ceppi di Escherichia con questo gene, ma per fortuna non hanno altre resistenze. La scoperta in Usa però è preoccupante perchè la resistenza di quel tipo è facilmente trasmissibile ad altri batteri. Speriamo che queste scoperte spingano verso la ricerca di nuovi antibiotici, anche perchè ce ne serve più di uno per contrastare il fenomeno e al momento ci sono poche molecole allo studio. L’altra cosa da fare è limitare l’uso di quelli esistenti, anche se non sempre è possibile”.

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