SALUTE, ABBIAMO UN HARD DISK COME CERVELLO?
Milioni di ricerche sono state effettuate da scienziati di ogni epoca, luogo e cultura ma il cervello umano rimane sempre e comunque una scoperta continua. Questo incredibile nostro organo ci svela costantemente novità, non ultima quella secondo il quale il cervello funzioni come un hard disk, cioè come un contenitore di dati ed informazioni enorme ma che è pur sempre limitato, capace di apprendere un numero strabiliante di informazioni per poi esser pronto a cancellarlo come file scaricato, visualizzato e poi cestinato.
Sono i ricercatori del gruppo internazionale del Laboratorio europeo di biologia molecolare (Embl) di Monterotondo, coordinati da Cornelius T. Groos, ad aver pubblicato questa notizia sulla rivista Nature Communications e con grande soddisfazione posso affermare che “questa è la prima volta che si collega un circuito del cervello all’eliminazione attiva dei ricordi” come ci spiega il loro coordinatore.
Lo studio è stato effettuato sul cervello dei topi, nello specifico su una regione dell’ippocampo dove ha sede la memoria, con i ricercatori che hanno tre “strade” nervose dove le informazioni si trasmettono e con ognuna che svolge una determinata funzione.
La prima e principale, che si occupa nella regione del giro dentato si occupa prevalentemente della formazione della memoria e se questa viene bloccata durante la fase dell’apprendimento impedisce, come effetto collaterale, l’apprendimento di nuove informazioni; le altre due si suddividono i compiti occupandosi una del recupero delle informazioni memorizzate e l’altra invece si attiva solo nel momento in cui serve indebolire o cancellare il ricordo appena questo si è venuto a formare così da generare nuovo spazio.
Questo sistema neurale di pulizia delle informazioni già acquisite potrebbe essere legato al fatto che “il cervello ha uno spazio di memoria limitato – affermano i ricercatori dell’equipe – così durante l’apprendimento si rende necessario indebolire alcune connessioni per spazio ad altre: per imparare nuove cose, bisogna dimenticarne altre più vecchie”
Questa scoperta potrebbe rivelarsi rivoluzionaria e di grande portata vista la possibilità di essere indotta, controllata e gestita tramite farmaci così da rendere possibile per chi abbia la necessità o la voglia di poter cancellare un suo determinato ricordo, per quanto questo possa essere traumatico.