Fatti di Roma

ROMA SIA CAPITALE DELLE DONNE. OCCORRE COMBATTERE FEMMINICIDIO

donna


A Roma esistono soltanto 5 Centri di Antiviolenza con un totale di 22 posti letto fruibili per un periodo di circa 90gg. gratuitamente, ed è da poco in attuazione un protocollo con la Provincia Dipartimento III “Servizi per la formazione,il lavoro e la qualità della vita”che consentirà di attuare un percorso di formazione-orientamento e reinserimento lavorativo per le donne vittime di violenze, oltre ad alcune strutture di accoglienza cattoliche gestite da suore che da sempre si occupano di fragilità al femminile…molto poco per un fenomeno dilagante e socialmente rilevante che necessiterebbe di investimenti economici e mobilitazione di tutte le Istituzioni territoriali. Ma in questa coda d’estate travagliata da terremoti, querelles politiche, sbarchi di migranti senza sosta, guerriglie partitiche e giudiziarie, la deflagrante scoperta delle tragedie ripetute ai danni delle donne ha prodotto solo altre carte, un dl urgente al quale abbiamo fideisticamente affidato la capacità di arginare un problema sociale ed etico le cui radici affondano in terreni incolti da troppo tempo e che non hanno generato solo i fatti di cronaca dell’ultimo anno, per i quali si grida all’orrore.

Ma è molto più facile lasciar credere che una legge possa cambiare la mente e il cuore piuttosto che intraprendere un lungo e faticoso lavoro di mutamento socioculturale e di sensibilizzazione . Un omicidio è un omicidio,una violenza è una violenza,indipendentemente dalla natura di chi la subisce, anche se è vero che più spesso degli uomini sono le donne ad essere vittime di violenze fisiche, psicologiche ed economiche ma questo avviene perchè nella nostra cara Italia siamo ancora legati a concetti di dipendenza e sudditanza di genere (stavolta si) e soprattutto perchè quando ci sono i figli si cementano situazioni spesso perverse tra vittima e carnefice e si ratifica il sacrificio sull’altare di una “famiglia” che tale non è.

Scomodiamo per una volta la psicoanalisi per evidenziare e comprendere come il partner maltrattante e quello maltrattato siano caratterizzati da una complementarietà sadomasochista, laddove l’aggressore è un narcisista incapace di instaurare relazioni oggettuali e l’aggredita invece portatrice di vissuti di inadeguatezza e scarsa autostima tali da indurla a subire umiliazioni e sofferenze spesso fino alle estreme conseguenze di una“morte annunciata”. Sulla base di quanto ci spiega la scienza della mente allora forse si sarebbe dovuta fare una riflessione in più: aiutare le donne ma anche gli uomini, studiare il problema da entrambi i punti di vista sociologicamente e culturalmente perchè tutto nasce dall’amalgama di coppia e dalla difficoltà delle relazioni interpersonali, e dunque creare sistemi e forme di aiuto per le persone e non per i “generi”, inaugurando trionfalisticamente campagne titolate “Ferma il bastardo” che istigano soltanto ad un odio rancoroso verso il genere maschile, quando invece l’obiettivo sarebbe quello di capire come si ama, perchè si ama e cosa si vuole dall’altro.. conciliazione dunque e pacificazione, non aggressività agita (la stessa che muove e produce femminicidi).

“Garantire la donna nella vita familiare ed affettiva”recita il dl…e come? Si può obbligare ad amare e ad amare ”bene”? Bisogna costruire una nuova mentalità e non frammentare leggi già esistenti perchè il codice penale punisce già questi atti e prevede tutte le aggravanti in caso di abusi e violenze: mettere ulteriori paletti non determina in automatico un miglioramento della situazione. Il problema nel Paese “culla del diritto” è che lo Stato non garantisce l’esecuzione delle leggi, non garantisce efficacia certezza ed esecuzione della pena, non offre tempi adeguati. Il cittadino non è al sicuro per questo, non perchè non appartiene a questa piuttosto che a quella categoria “protetta”, come si vorrebbe pretestuosamente far credere.

Sarebbero necessarie campagne informative e formative nelle scuole e nei presidi sanitari sulla gestione delle proprie emozioni e sulla capacità di valorizzare se stessi, per capirsi meglio, per affrontare la mancanza di autostima che genera situazioni anomale e traumi ed un vissuto che spinge ad agire in modi distruttivi e compulsivi.

E d’altro canto ci vorrebbero forze dell’ordine numericamente adeguate e tempi brevi nel giudizio, così gli stalkers verrebbero realmente arginati, mentre l’aver redatto un decreto legge che li punisce in modo più pesante non ferma minimamente chi ha deciso di compiere un atto violento.

Una grande campagna di educazione alla sessualità e all’affettività, un sistema di appoggio e tutela alle persone in difficoltà emotiva (senza distinzione di genere) e l’attivazione di un sistema sociale che garantisca opportunità alle donne offese e ai loro figli minori sarebbe potuta essere una soluzione: ma certo una soluzione che non avrebbe bucato gli schermi e le testate giornalistiche. Alcuni insigni avvocati matrimonialisti italiani hanno espresso dubbi proprio perchè “sembra tutto un grande spot”…e infatti alcune norme inserite sono assolutamente discutibili e lasciano pensare che non si sia riflettuto piu di tanto sull’attuazione di tale dl.

Il NewYorkTimes in un lungo articolo critica il nostro decreto sul femminicidio: in Italia ci sono 500 posti di accoglienza per donne che subiscono violenza contro i 5700 raccomandati dal Consiglio d’Europa (1 posto ogni 10.000 abitanti) , non c’è una rete di assistenza legale, psicologica ed economica, non c’è una giustizia rapida ed efficiente né sufficienti forze di polizia per attuare le leggi.

Di cosa vogliamo parlare se non di grandi illusioni mediaticamente trasmesse? C.Fourier diceva ”il grado di civiltà di un Paese si misura dalle condizioni delle donne”..ma siamo sicuri che un decreto d’urgenza , raffazzonato e giuridicamente poco chiaro possa risolvere un problema culturale?

Prevenire, punire e proteggere hanno detto i nostri politici ma per ora rimangono solo tre verbi.

Daniela Pieri

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