ROMA PRIMA IN ITALIA PER CONSUMO DI SUOLO, 105MILA ETTARI SOLO NEL 2021
Nel 2021, rispetto all’anno precedente, a Roma sono stati consumati ben 105,377 ettari di suolo, una superficie pari a 150 campi di calcio e alla metà della Riserva naturale di Monte Mario, per un incremento dello 0,33% rispetto al totale. Il 63% del nuovo consumo è rappresentato da cantieri e aree in terra battuta; la maggior parte dei 105 ettari e concentrata nelle aree periferiche, con il 26% in IX Municipio, il 14% in XI e il 12% in XII.
Sono alcuni dei dati del Rapporto 2021 “L’uso e il consumo di suolo di Roma Capitale – Analisi della copertura del suolo nel territorio di Roma” realizzato dalla U.O. di Statistica – Open Data del dipartimento Trasformazione digitale del Campidoglio in collaborazione con l’Ispra e il Servizio civile universale.
Lo studio, che sarà interamente consultabile da domani sul portale istituzionale del Comune, è stato illustrato stamattina nella sala del Carroccio di Palazzo Senatorio alla presenza, tra gli altri, dall’assessore capitolino all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale, Sabrina Alfonsi, e dall’assessore all’Urbanistica, Maurizio Veloccia.
Roma, a causa delle proprie dimensioni, è la prima città italiana per suolo consumato, con 30mila ettari, ma in percentuale risulta al di sotto della media di altre grandi città come Torino, Napoli e Milano. Le aree periferiche registrano un consumo minore a livello percentuale: il territorio più edificato è il Centro, con aree che vanno anche oltre il 70% di suolo consumato come il I (73%) e il II Municipio; le aree più ‘libere’ sono in periferia, a partire dal XIV Municipio che raggiunge l’86% di suolo non consumato e il 14% consumato. Dati che però si ribaltano in termini di ettari, data l’estensione molto maggiore delle aree periferiche rispetto a quelle più centrali.
A introdurre il rapporto è stato il dirigente Ispra Michele Munafò, responsabile del Servizio per il sistema informativo nazionale ambientale: “Oggi registriamo ancora risultati che sono effetto di scelte anche di alcuni decenni fa e in parte anche del piano del 1962- ha spiegato- Come Paese, Unione europea e amministrazioni ci stiamo impegnando per l’obiettivo del consumo di suolo zero, anche il Governo uscente ha fissato la data limite del 2030, ma i dati ci dicono che andiamo in tutt’altra direzione restituendo la fotografia di un Paese che forse non è ancora pronto”.
Nell’ultimo anno, ha sottolineato i fatti Munafò, “in Italia sono state costruite 70 km quadrati di nuove superfici artificiali, con il Lazio che viaggia sui 400 ettari l’anno e Roma che ha un ruolo importante nella costruzione di questo dato, insieme ai comuni di cintura che hanno fatto registrare un incremento importante del consumo di suolo nel corso degli anni”.