ROMA E LA POVERTÀ’ CHE AVANZA
Una mattina qualsiasi di un giorno qualsiasi a Roma…si comincia da piazzale degli Eroi, dove nelle strade limitrofe i nomadi dispongono a terra le mercanzie raccattate nei cassonetti: c’è di tutto, dai vestiti ai soprammobili a vecchi libri, pentole e giocattoli. Chi si ferma è gente qualunque, cittadini che valutano e spesso acquistano quel ciarpame, a dispetto di qualsiasi norma igienica.
L’immagine di una città che cambia, che è ridotta all’osso.
Poco più avanti c’è il mercato Trionfale e tra le cassette ammucchiate dietro i banchi tra frutta ammaccata e verdura appassita anziane signore dignitose si aggirano scegliendo il meno peggio ed infilandolo furtivamente nelle sporte. Ai banchi dichiarano subito quanto hanno a disposizione da spendere e lasciano che sia il negoziante a decidere ciò che potranno mettere in tavola a pranzo e forse a cena.
In Prati c’e un piccolo ambulatorio della Solidarietà Vincenziana che già al mattino presto vede la fila davanti al portoncino verde..e non sono soltanto stranieri e senza fissa dimora.
Le mense della Caritas e di S.Egidio registrano da tempo un notevole incremento di italiani alle loro tavole (in un anno il 2,8% in più): chi ha perso il lavoro,chi la casa , chi guadagna talmente poco da non potersi permettere neppure una spesa al discount.
E quanti altri raccontano ai Servizi Sociali municipali di vivere senza corrente elettrica da oltre un anno,senza gas e ricaldamento in case magari di proprietà e non necessariamente in periferia, ma che non riescono a mantenere con le pensioni minime e/o di invalidità.
Questa nuova realtà di “invisibili visibili”va ad aggiungersi ai tanti, troppi barboni che la sera si accampano tra i cartoni anche in pieno centro, spesso ex degenti psichiatrici ai quali la legge 180 non ha dato la sperata dignità, quanto piuttosto una ancor piu misera condizione.
Ogni tanto (d’estate più spesso), qualcuno rimane lì per sempre, sul marciapiedi, come accadde lo scorso anno all’uomo senza età che stazionava in un angolo dietro Cola di Rienzo e leggeva sempre: chissà che storia aveva…e un giorno al suo posto qualche mano pietosa ha messo dei fiori.
Una città in sofferenza la nostra, dove la povertà è ingravescente e l’accoglienza poca…una città di anziani come un po’ tutto il Paese, dove è necessario prima di tutto capire e differenziare le tipologie di bisogni e poi intervenire con strumenti che consentano di mantenere un minimo di qualità di vita e di dignità. Un’anziana signora, insegnante di pianoforte,mi ha detto “non ho più soldi per comprare libri, ma per me è una sofferenza perchè non è vero che sono una cosa superflua…per me sono vitali come il cibo!”
Ma mangiare è indispensabile per sopravvivere ed insospettabili anziani, soprattutto ultrasessantacinquenni pensionati (circa il 36%) si ritrovano per necessità ad essere taccheggiatori da supermercato, intascando furtivamente scatolette ed affettati e, se ci riescono, una fettina di carne.
I furti alimentari sono cresciuti in un anno del 4% e all’emporio della Caritas, che assiste con spesa gratuita circa 1100 persone,confermano che il 60% delle persone sono italiane e pensionate con assegni tra 500 e 700 euro mensili.
Indispensabile capire che aiutare a vivere è diverso da aiutare a sopravvivere: togliere la possibilità di affrontare serenamente l’ultima parte della vita non è indice di un Paese civile… i giovani possono pensare di partire per altre destinazioni o adattarsi in vista di tempi migliori, ma agli anziani non resta che una vita grama ed umiliante.
Quando l’assetto sociale di un Paese cambia deve cambiare, e radicalmente, anche il suo welfare, se non vuole trasformarsi in un cimitero…non solo di elefanti.
Daniela Pieri