RISTORATORI E ALBERGATORI CHIEDONO LE APERTURE FINO ALLE ORE 22, STOP AGLI SFRATTI
Una conferenza stampa sulla terrazza dello storico bar Ciampini di Trinità dei Monti per elencare, punto per punto, le richieste di ristoratori, titolari di bar, albergatori, agenzie di viaggio e guide turistiche a governo, Regione Lazio e comune di Roma “alla luce del nuovo Dpcm che condanna l’intera filiera del turismo e dell’agroalimentare”. Alla conferenza organizzata da Assotursimo che stima perdite per il comparto da oltre 900 milioni con il fallimento di 8mila aziende e il taglio di 25mila posti di lavoro, c’erano il presidente di Confesercenti Valter Giammaria, il presidente della Fiepet Confesercenti Roma Claudio Pica, il presidente di Assohotel Francesco Gatti. Alcuni di loro ieri hanno partecipato a un incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante il quale il premier ha illustrato i provvedimenti contenuti per le varie categorie all’interno del dl Ristori. Le associazione dovrebbero rivedere Conte tra il 10 e il 15 novembre.
“Il fondo perduto al doppio per ristoratori e al 1,5 per i bar rispetto a quello erogato nella prima fase è una misura che ci soddisfa, ma solo nella misura in cui venga davvero erogato entro il 15 di novembre e che serva a ristorare solo questo periodo di chiusura, previsto dal Dpcm fino al 24”, ha commentato Pica. Le associazioni domani incontreranno invece il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti al quale chiederanno la proroga dell’apertura dei locali fino alle 22 ed esclusivamente su prenotazione. “Con un’ordinanza il presidente può farlo”, spiegano. Ma l’elenco delle richieste è lungo e coinvolge anche il comune al quale il comparto chiede un ulteriore taglio alla Tari. “Durante la prima fase il Campidoglio ha ridotto del 25 per cento la parte variabile e rinviato il pagamento al 2021, il taglio però riguardo solo il primo semestre dell’anno l, vorremmo fosse esteso è aumentato almeno al 50 per cento”. Dal Campidoglio, ma anche al governo che dovrebbe ristorare queste mancate entrate, le associazioni chiedono l’abolizione del contributo di soggiorno per gli alberghi per gli anni 2020 e 2021 e l’abolizione immediata della Ztl.
Altro tema scottante è quello degli affitti. Più del 50 per cento di ristoranti, bar e alberghi in città, infatti, è gestito da piccole aziende che affittano locali e palazzi. “Il governo ha bloccato l’esecuzione degli sfratti, ma non le domande di sfratto, non ha senso tanto se sono stato già sfrattato poco cambia che il locale me lo levano tra sei mesi, va invece bloccata la possibilità di sfrattare”, dice Pica. “Inoltre – spiega – è assurdo che non ci sia una cornice normativa nazionale e che tutto sia demandato alla trattativa tra conduttori e locatori. Basterebbe concedere un’imposta sostitutiva al 5 per cento solo per i conduttori che stringono nuovi contratti con la riduzione dei canoni di almeno il 30 per cento”. Per questo le associazioni chiedono anche una norma che costringa i conduttori, in caso di sfratto per morosità, di corrispondere ai locatari un’indennità di fine locazione e di rivedere il sistema applicativi del credito di imposta per gli affitti che oggi non garantisce la liquidità necessaria. C’è poi il rischio di infiltrazione prepotente e copiosa dei capitali della criminalità organizzata che secondo le associazioni può essere bloccata fermando la possibilità di inviare scia per la ristorazione. “Ci sono diecimila 10mila ristoratori a rischio sfratto e per questo bisogna fermare anche le richieste di scia per le licenze per ristoranti e somministrazioni, approfittando della crisi sennò con soli 16 euro di costo scia e canoni azzerati la criminalità può infiltrarsi facilmente nel nostro tessuto imprenditoriale”.