RAZZISMO, AL VIA LA SETTIMANA UNAR “DIVERSI PERCHÉ UNICI”
Come ogni anno, in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali, che si celebra il 21 marzo, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, promuove la Settimana di azione contro il razzismo, campagna di sensibilizzazione e animazione territoriale giunta alla sua quindicesima edizione, in programma dal 18 al 24 marzo 2019.
Quest’anno il tradizionale appuntamento sarà prolungato nel tempo: al posto di una sola settimana, le iniziative si protrarranno lungo tutto il mese di marzo, che coinvolgerà il mondo della scuola, delle università, dello sport e delle associazioni.
L’offerta culturale è stata resa ancora più ampia e diversificata e, oltre ai numerosi eventi territoriali, è previsto il lancio di una campagna di informazione dal titolo “Diversi perché unici” e di uno spot, che andrà in onda sulle reti Rai. L’obiettivo e’ quello di diffondere un messaggio di rispetto e tolleranza della diversità, di contrasto nei confronti di ogni forma di discriminazione e di sostegno attivo alle vittime. Si prevede, inoltre, l’avvio di una campagna sui canali social dell’Unar così da raggiungere anche il pubblico dei più giovani.
Ufficialmente la settimana prenderà il via oggi alle ore 15, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri in via S. Maria in Via 37, con la conferenza Testimoni: ospiti come Roberto Piperno, la famiglia Spinelli, Fabio Ciconte e l’Orchestra dei Braccianti di Terra! racconteranno storie di persecuzione e discriminazione legate ai temi della Shoah, del Porrajmos e del caporalato bracciantile. I testimonial saranno intervistati da Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio3. L’evento si concluderà con l’intervento di Fabio Ciconte, direttore dell’Associazione ambientalista Terra!, e con il concerto dell’Orchestra dei Braccianti, formata da 15 musicisti e lavoratori agricoli provenienti da Italia, India, Gambia, Ghana, Senegal, Nigeria, Libia, Tunisia, Francia. Molti di loro hanno conosciuto la piaga del caporalato bracciantile e alcuni vivono ancora nel ghetto di Borgo Mezzanone, a Foggia.