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PROSTITUZIONE, GABRIELLI: GIUSTO SANZIONI A CLIENTI, NO QUARTIERI A LUCI ROSSE

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“Su questo bisogna fare chiarezza. Io sostengo da tempo che fino a quando nel nostro Paese non si affronterà il tema della prostituzione in modo meno bigotto difficilmente si troverà una soluzione. La Legge Merlin fu una grande conquista, perché riferita ad un periodo storico importante. Oggi credo che si debba prendere coscienza del fatto che la prostituzione, oltre ad essere un fenomeno con forti connotazioni criminali, è anche e soprattutto una questione mercantile. Esistono una domanda e un’offerta. Lungi dall’essere in declino, questa domanda è abbastanza importante e a questa domanda risponde un’offerta, quindi credo che un Paese civile davanti a ogni fenomeno non si debba porre in un’ottica di apparente negazionismo. Certi fenomeni vanno governati e sicuramente non lo si può fare come accade adesso, con questa prostituzione da strada che esaspera i cittadini”.

Così, lo riferisce una nota dell’emittente, il prefetto di Roma Franco Gabrielli in un’intervista a Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, conduttori del format ECG Regione, interpellato “sulla questione prostituzione”.

I quartieri a luci rosse non possono essere una soluzione – prosegue – a legislazione vigente rappresentano una forma di favoreggiamento della prostituzione e quindi non possono essere realizzati. Al contrario credo che è possibile fare in modo che una serie di zone della città siano salvaguardate. Rispetto a questi fenomeni i cittadini devono avere una vita dignitosa e tranquilla. Poi ovviamente c’è anche il tema delle tratte e dello sfruttamento”.

“Trovo assolutamente legittimo – aggiunge – che nel nuovo regolamento di polizia urbana il Comune sanzioni pesantemente certe manifestazioni, non solo con riferimento all’offerta ma anche con riferimento alla domanda. Tutto questo in attesa che si regolamenti una volta e per sempre in maniera dignitosa per chi esercita questa professione, anche nel rispetto del pubblico erario, perché non capisco come mai certe prestazioni debbano essere esenti dalla tassazione. Le tanto vituperate case chiuse avevano due elementi di grande sicurezza: quella sanitaria e quella che portava i tenutari a pagare le tasse. Tra poco, direbbe qualcuno, si pagherà una tassa per l’aria che si respira e allora non vedo perché determinate situazioni, che sono sotto gli occhi di tutti, non debbano essere regolamentate. Nel frattempo, il Comune di Roma per tutelare la vita dei cittadini, deve mettere in atto delle sanzioni per chi vuole trovare o offrire una prestazione sessuale in determinati luoghi”. (Omniroma)

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