Diffuso oggi il Messaggio per la 33ma Giornata Mondiale della Gioventù, che si celebrerà il 25 marzo prossimo a livello diocesano. Tenendo presente il Sinodo di ottobre, il Papa spinge i giovani a “non temere”, a “dare un nome” alle paure e a vivere il discernimento per comprendere la chiamata di Dio verso un “amore pieno di audacia e tutto proiettato verso il dono di sé”.
“Una paura ’di sottofondo’ che esiste in molti di voi – afferma il Papa – è quella di non essere amati, benvoluti, di non essere accettati per quello che siete. Oggi, sono tanti i giovani che hanno la sensazione di dover essere diversi da ciò che sono in realtà, nel tentativo di adeguarsi a standard spesso artificiosi e irraggiungibili”. “Fanno continui ’fotoritocchi’ delle proprie immagini, nascondendosi dietro a maschere e false identità, fin quasi a diventare loro stessi un ’fake’”, osserva il Pontefice.
“C’è in molti – aggiunge Francesco- l’ossessione di ricevere il maggior numero possibile di ’mi piace’. E da questo senso di inadeguatezza sorgono tante paure e incertezze. Altri temono di non riuscire a trovare una sicurezza affettiva e rimanere soli”. In molti, “davanti alla precarietà del lavoro, subentra la paura di non riuscire a trovare una soddisfacente affermazione professionale, di non veder realizzati i propri sogni. Sono timori oggi molto presenti in molti giovani, sia credenti che non credenti”.
“E anche coloro che hanno accolto il dono della fede e cercano con serietà la propria vocazione, non sono certo esenti da timori”, prosegue il Pontefice. “Alcuni pensano: forse Dio mi chiede o mi chiederà troppo; forse, percorrendo la strada indicatami da Lui, non sarà veramente felice, o non sarà all’altezza di ciò che mi chiede.
Altri si domandano: se seguo la via che Dio mi indica, chi mi garantisce che riuscirà a percorrerla fino in fondo? Mi scoraggerà? Perderò entusiasmo? Sarò capace di perseverare tutta la vita?”.
Secondo Francesco, “nei momenti in cui dubbi e paure affollano il nostro cuore, si rende necessario il discernimento. Esso ci consente di mettere ordine nella confusione dei nostri pensieri e sentimenti, per agire in modo giusto e prudente”.
Invitando a “identificare con chiarezza” le proprie paure e a “dare loro un nome”, il Papa spiega che “il lavoro di discernimento (…) deve aiutarci a superarle aprendoci alla vita e affrontando con serenità le sfide che essa ci presenta”.
“Per noi cristiani, in particolare – aggiunge -, la paura non deve mai avere l’ultima parola, ma essere l’occasione per compiere un atto di fede in Dio… e anche nella vita!”. “Se invece alimentiamo le paure – conclude Francesco -, tenderemo a chiuderci in noi stessi, a barricarci per difenderci da tutto e da tutti, rimanendo come paralizzati. Bisogna reagire! Mai chiudersi!”.
In un comunicato diffuso oggi contestualmente al documento papale, il Dicastero vaticano per i Laici, Famiglia e Vita spiega che “è significativo che questo Messaggio, pubblicato nella festa della Cattedra di San Pietro, sia stato firmato dal Santo Padre l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, giorno in cui Sua Santità ha aperto le iscrizioni alla Gmg di Panama 2019”.