PREOCCUPAZIONE DELLA 21 LUGLIO PER LA CHIUSURA DEL CAMPO RIVER
“La chiusura dei cancelli del Camping River – disposta dal Piano per il superamento dei campi rom dalla Giunta Raggi – è imminente, ma le sorti dei suoi circa 420 residenti ancora incerte. Per questo il 31 agosto, Associazione 21 luglio ha inviato una lettera a diversi soggetti incaricati, a livello nazionale e internazionale della tutela dei diritti umani e alla dottoressa Michela Micheli – direttrice dell’ufficio Speciale, Rom, Sinti e Caminanti di Roma Capitale – esprimendo profonda preoccupazione per la repentina chiusura dell’insediamento, prevista per il 30 settembre, e per la poca chiarezza dell’Amministrazione Comunale con i nuclei famigliari coinvolti sulle strategie di fuoriuscita dal ‘campo’. Con la deliberazione n. 146 del 28 giugno 2017 la Giunta Capitolina aveva inserito il ‘villaggio’ rom di Camping River come il primo insediamento da chiudere all’interno del ‘Piano di indirizzo di Roma Capitale per l’inclusione delle Popolazioni Rom, Sinti e Caminanti'”. Così in una nota l’Associazione 21 luglio.
“Solo il 4 luglio scorso – prosegue l’associazione – i 420 ospiti dell’insediamento sono stati avvisati della sua imminente chiusura con una lettera, dove si comunicava contestualmente che i residenti ‘dovranno lasciare liberi da persone o cose gli spazi affidati’ assicurando che ‘le persone in condizioni di bisogno potranno accedere alle misure di sostegno previste dal Piano di Roma Capitale per l’inclusione delle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti’, presentando la domanda corredata dal modello ISEE e dalla firma del Patto di Responsabilità solidale, previsto sempre nel Piano. La firma del Patto, si legge nella missiva «prevede quale principale impegno a carico delle famiglie, la fuoriuscita dal villaggio entro la data ultima del 30 settembre 2017.
Ad un mese dalla data di chiusura, l’attività di monitoraggio di Associazione 21 luglio ha permesso di constatare che fino ad oggi non si è ancora attivata la ‘valutazione di fragilità degli ospiti’, né è stata effettuata una genuina consultazione degli interessati sulle soluzioni alloggiative alternative, tanto che – durante le numerose interviste effettuate dagli operatori di Associazione 21 luglio – è stato rilevato come molte delle famiglie residenti non conoscono il contenuto dei moduli su cui, dietro costante insistenza dei rappresentanti comunali, hanno apposto inconsapevolmente la propria firma.
Nella lettera si fa inoltre presente che il Patto di Responsabilità solidale redatto dal Comune di Roma e presentato il 31 maggio dalla sindaca Raggi, «non prevede al suo interno l’impegno a carico della famiglia di fuoriuscire dall’insediamento entro una data definita», si parla anzi di un processo dai tempi lunghi (comunque non inferiori a 36 mesi), scandito dalla costante consultazione e dal coinvolgimento delle famiglie.
Di fronte a questa situazione di incertezza, Associazione 21 luglio esprime profonda preoccupazione per la sorte delle famiglie ospitate presso il Camping River, ravvisando il grave rischio che dietro l’egida della dimissione del ‘Villaggio’ Camping River, la chiusura si tramuti in uno sgombero forzato senza l’individuazione di alternative alloggiative adeguate per i residenti coinvolti. Ulteriore preoccupazione riguarda il percorso scolastico dei circa 250 minori dell’insediamento regolarmente iscritti alla scuola dell’obbligo e che oggi appare gravemente compromesso. Sicuramente in questa situazione di totale incertezza, non ci sarà la possibilità di riprendere il regolare inizio delle scuole con un elevato rischio di interruzione del ciclo scolastico”.
«Sorprende constatare – afferma Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio – come la Giunta Capitolina intenda superare l’insediamento Camping River non prevedendo per i beneficiari l’inserimento in abitazioni convenzionali bensì la sola “compartecipazione alla spesa per l’utilizzo di moduli abitativi”, come recita la Deliberazione n.146 del 28 giugno 2017. Cosa si nasconde dietro questa dicitura? Ma ancor più sorprendente è l’assenza di qualsiasi consultazione con le famiglie, che essendo all’oscuro di tutto vivono con ansia l’incertezza di un futuro che qualcuno ha forse già scritto per loro. Attendiamo quindi il 30 settembre, data del superamento del Camping River per conoscere finalmente il vero volto del Piano per l’inclusione delle comunità rom del Comune di Roma, sbandierato come un modello da prendere ad esempio in tutta Europa».