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PER LA SANTA SEDE LA PREVENZIONE DEL CRIMINE NON DEVE ESSERE RIDOTTA ALLA PUNIZIONE

“La Santa Sede è fermamente convinta che lo Stato di diritto, la prevenzione del crimine e la giustizia penale debbano andare di pari passo”: lo ha detto monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, in una video-dichiarazione pronunciata durante il 14esimo Congresso delle Nazioni Unite sulla prevenzione del crimine e la giustizia penale, che si tiene a Kyoto, in Giappone.

In particolare, il presule ha ricordato che “l’attuazione dello Stato di diritto è essenziale per raggiungere un vero sviluppo umano integrale”; per questo, esso necessita “non solo degli sforzi delle autorità di polizia, ma anche dell’impegno della società in generale”. Centrale, quindi, il richiamo al fatto che “prevenire e rispondere alle attività criminali è strettamente correlato al rispetto e alla protezione dei diritti umani universali, sia a livello nazionale che internazionale”.

Monsignor Gallagher si è detto, poi, consapevole del fatto che il crimine si alimenti “con le disuguaglianze economiche e sociali e con la corruzione, mietendo vittime soprattutto tra coloro che si trovano in situazioni vulnerabili”. Una situazione che, per di più, la pandemia da Covid-19 “ha solo peggiorato”.

Al contempo, però, il Segretario per i Rapporti con gli Stati ha ribadito nella video-dichiarazione ripresa in parte da Vatican News che “la prevenzione del crimine non deve essere ridotta ai suoi aspetti punitivi”: come affermato da Papa Francesco, infatti, “la vera giustizia non si accontenta di castigare semplicemente il colpevole. Bisogna andare oltre e fare il possibile per correggere, migliorare ed educare l’uomo”.

Due, quindi, i principi fondamentali richiamati da monsignor Gallagher e che i sistemi di diritto penale devono applicare: il primo è “il principio di precauzione, per evitare qualsiasi invasione dei diritti e delle liberta’ fondamentali dell’uomo”, mentre il secondo è “il principio pro homine, volto a proteggere sempre la dignita’ della persona umana”.

Esso, infatti, stabilisce che qualsiasi autorità appartenente al potere giudiziario, legislativo o esecutivo deve applicare la norma o l’interpretazione più favorevole all’individuo o alla comunità, in qualsiasi emissione di atti. “Solo osservando entrambi questi principi – ha evidenziato il Segretario per i Rapporti con gli Stati – sarà possibile raggiungere una giustizia penale veramente riparatrice”.

La video-dichiarazione del presule si è conclusa con la citazione dell’appello del Pontefice a “una giustizia che sia umanizzatrice, genuinamente riconciliatrice, una giustizia che porti il delinquente, attraverso un cammino educativo e di coraggiosa penitenza, alla riabilitazione e al totale reinserimento nella comunita’”.

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