PAPA: “VESCOVO NON SIA PADRONE, IMPARI DALLA RICCHEZZA DEI SUOI FEDELI”
“Il Vescovo non è il padre padrone autosufficiente e nemmeno l’impaurito e isolato pastore solitario”. Lo ha detto il Papa ai nuovi vescovi che ha nominato nel corso dell’anno, ricevuti in udienza questa mattina nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.
“Il discernimento del Vescovo è sempre un’azione comunitaria, che non prescinde dalla ricchezza del parere dei suoi presbiteri e diaconi, del Popolo di Dio e di tutti coloro che possono offrirgli un contributo utile, anche attraverso gli apporti concreti e non meramente formali. ’Quando non si tiene in nessun conto il fratello e ci si considera superiori, si finisce per inorgoglirsi anche contro Dio stesso’”, ha proseguito Francesco citando Doroteo di Gaza.
“Nel dialogo sereno, egli non ha paura di condividere, e anche talvolta modificare, il proprio discernimento con gli altri: con i confratelli nell’episcopato, ai quali è sacramentalmente unito, e allora il discernimento si fa collegiale; con i propri sacerdoti, dei quali è garante di quella unità che non si impone con la forza ma si intesse con la pazienza e saggezza di un artigiano; con i fedeli laici, perché essi conservano il ’fiuto’ della vera infallibilità della fede che risiede nella Chiesa: essi sanno che Dio non viene meno nel suo amore e non smentisce le sue promesse. Come insegna la storia, i grandi Pastori, per difendere la retta fede, hanno saputo dialogare con tale deposito presente nel cuore e nella coscienza dei fedeli e, non di rado, sono stati da loro sostenuti. Senza questo scambio – ha concluso il Papa citando il beato John Henry Newman – ’la fede dei più colti può degenerare in indifferenza e quella dei più umili in superstizione’”