PAPA: “MI PIACE DIRE PERSONE MIGRANTI, NON CADIAMO NELLA CULTURA DELL’AGGETTIVO”
Questa mattina, come consuetudine il Papa ha incontrato i fedeli e i pellegrini nell’udienza generale, durante la quale è tornato sul recente viaggio in Marocco e, parlando a braccio, ha detto: “A me non piace dire migranti, mi piace più dire persone migranti. Sapete perché? Migrante è un aggettivo, persona è sostantivo. Siamo caduti nella cultura dell’aggettivazione. Meglio dire una persona migrante così c’è rispetto per non cadere in questa cultura liquida dell’aggettivo”.
Il Pontefice ricorda i temi affrontati nel corso della due giorni in Marocco: “Particolare attenzione ho dedicato alla questione migratoria, sia parlando alle autorità, sia soprattutto nell’incontro specificamente dedicato ai migranti. Alcuni di loro hanno testimoniato che la vita di chi emigra cambia e ritorna ad essere umana quando trova una comunità che lo accoglie come persona. Questo è fondamentale. Proprio a Marrakech, in Marocco, nel dicembre scorso è stato ratificato il Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare. Un passo importante verso l’assunzione di responsabilità della comunità internazionale. Come Santa Sede abbiamo offerto il nostro contributo che si riassume in quattro verbi: accogliere i migranti, proteggere i migranti, promuovere e integrare”.
A questo proposito Bergoglio ricorda: “Non si tratta di calare dall’alto programmi assistenziali, ma di fare insieme un cammino attraverso queste quattro azioni, per costruire città e Paesi che, pur conservando le rispettive identità culturali e religiose, siano aperti alle differenze e sappiano valorizzarle nel segno della fratellanza umana. La Chiesa in Marocco è molto impegnata nella vicinanza ai migranti”.