PAPA: LE CARCERI PER MIGRANTI IN LIBIA? COME I LAGER E I GULAG
“Sto pensando a un filmato che testimonia la situazione di alcune carceri del nord Africa costruite dai trafficanti di persone. Quando i governi rispediscono indietro chi era riuscito a mettersi in salvo, i trafficanti li mettono in quelle carceri, dove si praticano le torture più orribili”: “Noi oggi ci strappiamo le vesti per quello che hanno fatto i comunisti, i nazisti e i fascisti… ma oggi? Non accade anche oggi? Certo, lo si fa con guanti bianchi e di seta!”. Lo ha detto Papa Francesco nel colloquio con i gesuiti degli Stati baltici avvenuto a Vilnius lo scorso 23 settembre e pubblicato oggi da Civiltà Cattolica.
Durante l’incontro il Papa ha risposto a varie domande, tra cui quella di mons. Sigitas Tamkevicius, che ha sperimentato la prigionia a opera del Kgb. Il Pontefice era appena rientrato dalla visita al Museo delle Occupazioni e delle Lotte per la Libertà, “il Golgota lituano”, all’epoca sede delle prigioni in cui venivano detenuti e torturati gli oppositori del regime sovietico. Uno dei momenti più intensi del viaggio. “Voglio dirvi questo: noi diciamo che Gesù è disceso agli inferi, e io vi consiglio di non aver paura di discendere negli inferi delle persone”, ha risposto Francesco.
“Alle volte – ha proseguito -, questo addirittura significa entrare nel campo del diavolo. Ma le sofferenze umane, sociali, quelle delle coscienze… bisogna scendere agli inferi, bisogna scendere lì. Toccare le piaghe. E toccando le piaghe delle persone, tu tocchi le piaghe di Cristo”. Secondo il Pontefice, “il gesuita non deve aver paura di questo. è una grazia che si riceve dalla mano del Signore. E queste ferite non si sono aperte solamente a Vilnius e nel passato. La stessa cosa accade proprio oggi in tante situazioni sociopolitiche del mondo”.
“Lo sapete – ha detto ancora Bergoglio -, sant’Ignazio ci chiede di sforzarci di provare dolore, di piangere per Cristo che soffre la passione. Questo non è pelagianesimo, no! Ignazio conosceva la resistenza che noi abbiamo a mettere dentro il nostro cuore i dolori degli altri. Per questo ci chiede di sforzarci. Per questo è importante meditare la passione del Signore”.
“Devo farvi una confidenza – ha concluso -. Io sempre porto con me una Via Crucis tascabile, per ricordare la passione del Signore. È la passione di tanta gente che oggi è carcerata, torturata. Mi fa bene meditare la Via Crucis. Grazie, padre! Grazie per la sua testimonianza!”.