Religioni

PAPA: “IMPEGNAMOCI PERCHÉ NON CI SIANO PIÙ GLI ‘ALTRI’, MA SOLO ‘NOI'”

“Verso un noi sempre più grande” è il tema della 107° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebra il 26 settembre, annunciato quest’oggi da Papa Francesco nel suo messaggio dedicato.

“Dio ci ha creati a sua immagine, a immagine del suo Essere Uno e Trino, comunione nella diversità,” scrive il papa nel suo messaggio. “E quando, a causa della sua disobbedienza, l’essere umano si è allontanato da Dio, Questi, nella sua misericordia, ha voluto offrire un cammino di riconciliazione non a singoli individui, ma a un popolo, a un noi destinato ad includere tutta la famiglia umana, tutti i popoli.”

Il papa continua affermando che la salvezza vede un “noi” all’inizio e alla fine. “Il tempo presente, però, ci mostra che il noi voluto da Dio è rotto e frammentato, ferito e sfigurato. E questo si verifica specialmente nei momenti di maggiore crisi, come ora per la pandemia. I nazionalismi chiusi e aggressivi (cfr Fratelli tutti, 11) e l’individualismo radicale (cfr ibid., 105) sgretolano o dividono il noi, tanto nel mondo quanto all’interno della Chiesa. E il prezzo più alto lo pagano coloro che più facilmente possono diventare gli altri: gli stranieri, i migranti, gli emarginati, che abitano le periferie esistenziali”.

“In realtà, – prosegue Bergoglio -siamo tutti sulla stessa barca e siamo chiamati a impegnarci perché non ci siano più muri che ci separano, non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità. Per questo colgo l’occasione di questa Giornata per lanciare un duplice appello a camminare insieme verso a un noi sempre più grande, rivolgendomi anzitutto ai fedeli cattolici e poi a tutti gli uomini e le donne del mondo”.

Il papa prosegue poi rivolgendosi ai cattolici, perché la Chiesa abbracci tutti in una “comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza” sia “sempre più inclusiva”.

“Oggi la Chiesa è chiamata a uscire per le strade delle periferie esistenziali per curare chi è ferito e cercare chi è smarrito, senza pregiudizi o paure, senza proselitismo, ma pronta ad allargare la sua tenda per accogliere tutti. Tra gli abitanti delle periferie troveremo tanti migranti e rifugiati, sfollati e vittime di tratta, ai quali il Signore vuole sia manifestato il suo amore e annunciata la sua salvezza,” scrive il pontefice.

“A tutti gli uomini e le donne del mondo va il mio appello a camminare insieme verso un noi sempre più grande, – prosegue Bergoglio – a ricomporre la famiglia umana, per costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso. Il futuro delle nostre società è un futuro “a colori”, arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali.”

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