PAPA FRANCESCO ALL’AMERICAN JEWISH COMMITTEE: COLTIVARE RELAZIONI FRATERNE È DONO E CHIAMATA DI DIO
“Coltivare nel tempo buone relazioni fraterne è un dono e al contempo una chiamata di Dio”. È quanto ha detto ieri Papa Francesco rivolgendosi alla delegazione dell’“American Jewish Committee”, giunta in udienza alle 11.40 del mattino.
“Cari amici, – ha continuato poi il Pontefice – siamo chiamati insieme a costruire un’atmosfera di casa, di famiglia, scegliendo con tutte le forze l’amore divino, che ispira rispetto e apprezzamento per la religiosità altrui. Non è buonismo, è il nostro futuro”. Il Papa ha poi parlato della donna, custode del bello del mondo. “Oggi, 8 marzo, vorrei anche dire qualcosa sul contributo insostituibile della donna nel costruire un mondo che sia casa per tutti. La donna è colei che fa bello il mondo, che lo custodisce e mantiene in vita. Vi porta la grazia che fa nuove le cose, l’abbraccio che include, il coraggio di donarsi. La pace è donna. Nasce e rinasce dalla tenerezza delle madri. Perciò il sogno della pace si realizza guardando alla donna”.
“Attualmente, invece, è per me fonte di grande preoccupazione la diffusione in più luoghi di un clima di cattiveria e rabbia, nel quale attecchiscono perversi eccessi di odio. Penso in particolare alla recrudescenza barbara, in vari Paesi, di attacchi antisemiti”, ha continuato Francesco. “Ribadisco che per un cristiano qualsiasi forma di antisemitismo rappresenta una negazione delle proprie origini, una contraddizione assoluta. Noi dobbiamo fare come quel padre, che aveva visto cose tragiche e non si stancava di trasmettere ai figli i fondamenti dell’amore e del rispetto. E dobbiamo guardare al mondo con gli occhi delle madri, con lo sguardo della pace”.
“Nella lotta contro l’odio e l’antisemitismo, uno strumento importante è il dialogo interreligioso, volto a promuovere l’impegno per la pace, il rispetto reciproco, la tutela della vita, la libertà religiosa, la salvaguardia del creato. Ebrei e cristiani, inoltre, condividono un ricco patrimonio spirituale, che permette di fare tante buone cose insieme. In un tempo in cui l’Occidente è esposto a un secolarismo spersonalizzante, sta ai credenti cercarsi e collaborare per rendere più visibile l’amore divino per l’umanità. E per attuare gesti concreti di vicinanza, contrastando la crescita dell’indifferenza”
“Nel servizio all’umanità, – ha concluso il Pontefice – così come nel nostro dialogo, attendono di essere coinvolti in maniera più intensa i giovani, desiderosi di sognare e aperti alla scoperta di nuovi ideali. Vorrei perciò sottolineare l’importanza della formazione delle future generazioni nel dialogo ebraico-cristiano. L’impegno comune nel campo dell’educazione dei giovani è inoltre uno strumento efficace per contrastare la violenza e aprire nuove vie di pace con tutti. Cari amici, nel ringraziarvi per la visita, vi auguro ogni bene nel vostro impegno a promuovere il dialogo, favorendo scambi proficui tra religioni e culture, tanto preziosi per il nostro futuro e per la pace. Shalom!”