PAPA FRANCESCO: A PASQUA DIO AZZERA LE DISTANZE
Papa Francesco ha tenuto questa mattina in Piazza San Pietro la consueta udienza generale, alla quale hanno partecipato circa 12.000 persone provenienti da tutto il mondo, secondo i dati della Prefettura della Casa pontificia. Il gruppo più numeroso – circa 3.000 persone – è quello degli studenti partecipanti all’incontro internazionale Univ 2019, promosso dall’Opus Dei.
Prima di iniziare l’udienza il Papa ha fatto, a bordo della “papamobile” il giro nei vari settori della piazza, per salutare e benedire i fedeli che lo acclamano a gran voce, fermandosi di tanto in tanto per accarezzare e baciare i bambini che gli sono stati avvicinati dagli agenti della sicurezza. Appena entrato in piazza, il Pontefice ha fatto fermare la jeep per far salire a bordo cinque bambini con magliette gialle – due maschietti e tre femminucce – che poi ha portato con sé per tutto il suo itinerario tra la folla.
“Dio a Pasqua azzera le distanze, mostrandosi nell’umiltà di un amore che domanda il nostro amore. Noi, dunque, gli diamo gloria quando viviamo tutto quel che facciamo con amore, quando facciamo ogni cosa di cuore, come per Lui”, ha quindi detto il Pontefice, che oggi, alla vigilia del Triduo Pasquale, ha dedicato l’udienza alle “parole con cui Gesù, durante la Passione, ha pregato il Padre”.
“La vera gloria è la gloria dell’amore, perché è l’unica che dà la vita al mondo – ha osservato -. Certo, questa gloria è il contrario della gloria mondana, che arriva quando si è ammirati, lodati, acclamati: quando io sto al centro dell’attenzione”.
“La gloria di Dio, invece, è paradossale – ha sottolineato -: niente applausi, niente ’audience’. Al centro non c’è l’io, ma l’altro: a Pasqua “nessuno glorifica sé stesso”. Inoltre, “nella prova Gesù ci insegna ad abbracciare il Padre, perché nella preghiera a Lui c’è la forza di andare avanti nel dolore”. “Noi, invece, nei nostri Getsemani – ha lamentato Francesco – spesso scegliamo di rimanere soli anziché dire ’Padre’ e affidarci, come Gesù, alla sua volontà, che è il nostro vero bene”.
“Ma quando nella prova restiamo chiusi in noi stessi ci scaviamo un tunnel dentro, un doloroso percorso introverso che ha un’unica direzione: sempre più a fondo in noi stessi”, ha affermato. Per il Pontefice, “il problema più grande non è il dolore, ma come lo si affronta. La solitudine non offre vie di uscita; la preghiera sì, perché è relazione, affidamento”. E “quando entriamo nei nostri Getsemani, ricordiamoci di pregare così: ’Padre’”.
Infine, “Gesù prega per chi è stato malvagio con Lui, per i suoi uccisori”: “Il Vangelo specifica che questa preghiera avviene nel momento della crocifissione. Era probabilmente il momento del dolore più acuto, quando a Gesù venivano conficcati i chiodi nei polsi e nei piedi. Qui, al vertice del dolore, giunge al culmine l’amore: arriva il perdono, cioè il dono all’ennesima potenza, che spezza il circolo del male”. “Pregando in questi giorni il ’Padre nostro’ – ha concluso Francesco -, possiamo chiedere una di queste grazie: di vivere le nostre giornate per la gloria di Dio, cioè con amore; di saperci affidare al Padre nelle prove, e dire ’papà’ al Padre; di trovare nell’incontro col Padre il perdono e il coraggio di perdonare: ambedue le cose vanno insieme, il Padre ci perdona ma ci dà anche il coraggio di poter perdonare”.
Quindi, il Pontefice ha voluto dedicare alcuni attimi anche all’incendio di Notre-Dame: “Colgo questa occasione per esprimere alla comunità diocesana di Parigi, a tutti i parigini e all’intero popolo francese il mio grande affetto e la mia vicinanza dopo l’incendio nella Cattedrale di Notre-Dame. Sono rimasto molto addolorato e mi sento tanto vicino a tutti voi. A quanti si sono prodigati, anche rischiando di persona, per salvare la Basilica va la gratitudine di tutta la Chiesa. La Vergine Maria li benedica e sostenga il lavoro di ricostruzione: possa essere un’opera corale, a lode e gloria di Dio”.