PAPA, A SOSTEGNO DEL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE: “LA FAME E’ UN FLAGELLO DOVUTO ALL’EGOISMO”
“Dovrei dire un discorso in spagnolo ma la maggioranza di voi capisce l’italiano perché vive in Italia e anche i discorsi sono noiosi, così consegno il discorso perché vi sia distribuito e dirò alcune parole che mi vengono spontaneamente dal cuore“, questo è l’esordio con cui Papa Francesco si è rivolto verso i funzionari e i dipendenti del World Food Program durante l’assemblea generale dell’Onu sul tema della fame nel mondo, tema molto caro a Bergoglio tanto che “la prima cosa che voglio dirvi nel mio brutto italiano è grazie, grazie perché voi fate il lavoro di nascosto, il lavoro di dietro, quello che non si vede ma che rende possibile che tutto vada avanti. Voi siete come le fondamenta di un palazzo, senza le fondamenta un palazzo non va. Tanti progetti e tante cose si possono fare e si fanno nel mondo, nella lotta contro la fame, e c’è tanta gente coraggiosa, ma questo grazie al vostro sostegno, al vostro aiuto nascosto. I vostri nomi appaiono soltanto nella lista del personale e alla fine del mese in quella dello stipendio, ma fuori nessuno sa come vi chiamate, ma i vostri nomi fanno possibile questo grande lavoro della lotta contro la fame. Grazie a un piccolo o grande sacrificio vostro tanti bambini possono mangiare, tanta fame viene risolta. Vi ringrazio tanto”.
Il Papa, durante questo incontro all’assemblea del Programma Alimentare Mondiale, definisce la fame come “un flagello dovuto a una egoista e cattiva distribuzione delle risorse” e dopo aver ringraziato la direttrice del programma definendola “una donna coraggiosa” e amplia il discorso a tutti i dipendenti, ringraziandoli per il loro invisibile ma costante impegno.
“La mancanza di alimenti non è qualcosa di naturale, non è un dato né ovvio né evidente – incalza il pontefice- Il fatto che oggi, in pieno XXI secolo, molte persone patiscano questo flagello, è dovuto a una egoista e cattiva distribuzione delle risorse, a una ’mercantilizzazione’ degli alimenti”, visto che “abbiamo fatto dei frutti della terra, dono per l’umanità, ’commodities’ di alcuni, generando in questo modo esclusione. Il consumismo che pervade le nostre società ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale a volte ormai non siamo più capaci di dare il giusto valore, che va oltre i meri parametri economici. Tuttavia – accusa Francesco – ci farà bene ricordare che il cibo che si spreca è come se lo si rubasse dalla mensa del povero, di colui che ha fame”.