Fatti di Roma

NELLA FASE 2 BILANCIO NEGATIVO PER QUASI IL 90% DI BAR E RISTORANTI

A quattordici giorni dall’avvio della fase 2 e dalla riapertura di bar e ristoranti trovano conferma tutte le previsioni su una ripartenza difficile di queste attività in città.

Emerge dai dati di Fipe confcommercio Roma: il 52,4 per cento degli esercizi ha riaperto già il 18 maggio, il 20,6 per cento lo ha fatto qualche giorno dopo, il 6,4 per cento lo farà in questa settimana mentre il 19,1 per cento dichiara di non essere nelle condizioni di poter riaprire. Lavorare con il distanziamento interpersonale e le altre misure anti covid-19 ha creato molte difficoltà: si esprime così l’82,2 per cento delle aziende intervistate.

Il bilancio di questa prima fase di riavvio dell’attività è negativo per l’88,7 per cento delle imprese intervistate con una quota di ricavi che non arriva neppure ad un quinto di quanto realizzato nello stesso periodo di un anno fa (18 per cento). Male le attività nel centro storico per la totale assenza di flussi turistici, la scarsa mobilità dei residenti sia per motivi di lavoro che di shopping, meglio gli esercizi nelle altre zone della città in particolare quelli che possono contare su una clientela di affezione.

E a proposito di clienti, qual è stato il loro comportamento in quello che anche per loro è un inizio? Bilancio tutto sommato positivo: molto bene l’attenzione all’igiene delle mani, bene il rispetto del distanziamento e l’uso della mascherina. Pessimismo anche sull’andamento della settimana in corso: l’88,6 per cento crede poco o per niente al fatto che potrà andare meglio delle due precedenti.

L’indagine è stata l’occasione per fare il punto anche sui controlli. Il 17,4 per cento ha subito un controllo principalmente dalla polizia di Roma Capitale, fortunatamente senza conseguenze. Si segnala un clima per lo più collaborativo in gran parte della città. “Senza misure di sostegno incisive – commenta in una nota Giancarlo Deidda, commissario di Fipe Roma – tante imprese rischiano di non farcela. Con ricavi che non bastano neppure a coprire i costi di approvvigionamento delle materie prime e quelli di locazione nessuna azienda è in grado di reggere per più di due mesi. Finché i turisti non torneranno a visitare Roma e i romani alle loro abitudini la ristorazione andrà aiutata anche per evitare che cominci una pericolosa svendita di attività che porteranno le imprese in mani poco pulite”. 

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