NASCE #IONONRIAPRO, IMPRENDITORI E ARTIGIANI PROTESTANO A ROMA

“Non ci sono ancora disposizioni chiare su come avverranno le riaperture, una totale mancanza di comunicazione, da parte del governo, indebolisce ogni imprenditore che non riesce a vedere la luce alla fine di un tunnel, che sta durando ormai da troppo tempo. E, nel clima attuale, nessun imprenditore della capitale rialzerà la saracinesca, con evidenti e pericolose conseguenze sociali: milioni di disoccupati, economia ferma, tasse di ogni genere inevase”.
Lo hanno denunciato in una nota gli imprenditori e gli artigiani di Roma che si sono riuniti attorno al comitato “Io non apro” che, alla vigilia della fase due, ha sollevato dubbi e lati oscuri della seconda fase. “Ristorazione, dell’eventistica, discoteche e spettacolo saranno i settori più penalizzati. A queste categorie si aggiunge quella della balneazione, che rischia concretamente di saltare questa stagione – hanno fatto sapere dal comitato – La riapertura di queste attività commerciali, con un numero di avventori di gran lunga ridotto rispetto all’indotto pre-covid 19, porterà al collasso e al fallimento le attività, che si troveranno a fare i conti con incassi risicatissimi, incapaci di coprire i costi relativi al personale, ai canoni di locazione dei mesi di lockdown, alle utenze, all’iva, all’inps, e a tutti quei nuovi costi di adeguamento delle attività per rispettare le disposizioni sanitarie”.
“Ristorazione, dell’eventistica, discoteche e spettacolo saranno i settori più penalizzati. A queste categorie si aggiunge quella della balneazione, che rischia concretamente di saltare questa stagione – hanno fatto sapere dal comitato – La riapertura di queste attività commerciali, con un numero di avventori di gran lunga ridotto rispetto all’indotto pre-covid 19, porterà al collasso e al fallimento le attività, che si troveranno a fare i conti con incassi risicatissimi, incapaci di coprire i costi relativi al personale, ai canoni di locazione dei mesi di lockdown, alle utenze, all’iva, all’inps, e a tutti quei nuovi costi di adeguamento delle attività per rispettare le disposizioni sanitarie”.
Per imprenditori e artigiani romani, che hanno annunciato una mobilitazione e l’intenzione di scendere anche in piazza e di raggiungere il Qurinale: “Esiste solo una strada per uscire da questo massacro: se il governo vuole aiutare questo tessuto economico costituito dalle piccole e micro imprese, deve adottare strumenti reali di sostegno, dai contributi a fondo perduto ai prestiti a interessi zero della durata di almeno 15/20 anni, senza escludere una moratoria fiscale che potrebbe consentire ulteriore recupero di risorse da reinvestire”. E quindi: “Alla voce degli imprenditori si unisce quella dei liberi professionisti con partita Iva. Se queste due realtà si uniscono e si fermano, il governo affonda con loro”. Infine la conclusione: “Dentro ogni singola voce del decreto Cura Italia, c’è uno sgambetto. Nessun imprenditore ha voglia di rimettersi in gioco alle condizioni fin qui paventate. Se il governo non prenderà una decisione netta e chiara rispetto alle criticità che si prospettano all’orizzonte, nessuno rialzerà la saracinesca, con evidenti e pericolose conseguenze sociali: milioni di disoccupati, economia ferma, tasse di ogni genere inevase”.