“MINITALENT”, SI RICOMINCIA…
Dopo alcune blande polemiche in chiusura di stagione, i “minitalent” si ripresentano nelle Tv italiane e lo spettacolo ricomincia: bambini delle elementari che fanno canzoni di consumati artisti adulti; bambine impuberi che danzano come navigate ballerine; adulti che giudicano, valutano, escludono in diretta e con i tele-voti.
Così i “minitalent” finiscono per avere come protagonisti conduttori, giudici, autori, produttori, procuratori, adulti insomma, mentre i giovanissimi artisti, magari con qualche acerba dote, sono impossibilitati a raccontare la loro storia ed il loro vissuto attraverso la musica, la danza o il canto. Mi chiedo, per esempio, che cosa dica della vita di due ragazzine quattordicenni il brano “Amor mio” e che senso abbia farle cantare, insieme, “amor mio, basto io, grandi braccia e grandi mani avrò per te”. E mi chiedo se basti coprire verbalmente le pudenda quando, al posto di “stretto al mio seno, freddo non avrai”, le si fa cantare, insieme, “stretto al mio corpo, freddo non avrai”, che mi pare pure peggio per significato e significante.
Cantato da Mina, il brano “Amor mio” racconta la storia d’amore di una donna matura ed acquista significato narrativo ed esistenziale, ma cosa rappresenta della vita di due, pur brave ma inconsapevoli, ragazzine? E sono, queste, domande educative, non di gusto o di buon senso. Anche se ne sono tentato, non voglio ancora credere che, vittima del voyerismo mediatico, il mondo dell’educazione –nonni, genitori, insegnanti, sacerdoti, religiose- sia talmente assuefatto dal “ma che male c’è?” da dimenticare che il Vangelo non ci chiede di “non fare il male”, ma domanda a gran voce di “fare il bene” (Mt. 25, 31-46), soprattutto dei piccoli, perché anche il “non fare il male” può diventare peccato di omissione, per il quale ogni domenica ci battiamo il petto. Intanto, per fare la mia parte, mi asterrò per un anno dal guardare questi programmi e farò in modo che una persona anziana, target preferenziale dei “minitalent”, si astenga pure lei: conta zero? No, conta due, ed è già qualcosa.
Marco Brusati
Direttore Generale di Hope-Formazione, Spettacoli ed Eventi al servizio della Chiesa
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