MIGRANTI, CATTOLICI E PROTESTANTI LANCIANO UN APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ
“Restiamo umani”: è l’appello all’accoglienza e solidarietà verso i migranti che cattolici e protestanti italiani lanciano nella settimana per l’unità dei cristiani. Stamane Cei, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese, Cei e Caritas italiana hanno inviato un comunicato stampa congiunto, chiedendo che sull’immigrazione vi sia un cambiamento di linguaggio: non più porti chiusi, ma “salvare chi è in pericolo, ampliare i corridoi umanitari, aprire nuove vie di ingresso regolare”.
“Nell’occasione in cui celebriamo il dono dell’unità e della fraternità fra i cristiani, – si legge nella nota stampa – desideriamo spiegare a tutti che per noi aiutare chi ha bisogno non è un gesto buonista, di ingenuo altruismo o, peggio ancora, di convenienza: è l’essenza stessa della nostra fede. Ci addolora e ci sconcerta la superficiale e ripetitiva retorica con la quale ormai da mesi si affronta il tema delle migrazioni globali, perdendo di vista che dietro i flussi, gli sbarchi e le statistiche ci sono uomini, donne e bambini ai quali sono negati fondamentali diritti umani: nei paesi da cui scappano, così come nei Paesi in cui transitano, come in Libia, finiscono nei campi di detenzione dove si fatica a sopravvivere. Additarli come una minaccia al nostro benessere, definirli come potenziali criminali o approfittatori della nostra accoglienza tradisce la storia degli immigrati – anche italiani – che invece hanno contribuito alla crescita economica, sociale e culturale di tanti paesi. Da qui il nostro appello perché – nello scontro politico – non si perda il senso del rispetto che si deve alle persone e alle loro storie di sofferenza”.
Il documento ecumenico affronta problemi di merito: “Una politica migratoria che non apre nuove vie sicure e legali di accesso verso l’Europa è fatalmente destinata a incentivare le immigrazioni irregolari. Per questo chiediamo ai vari paesi europei di duplicare o, comunque, di ampliare i corridoi umanitari, aperti per la prima volta in Italia all’inizio del 2016. È finita ormai la fase della sperimentazione e i risultati, positivi sotto tanti aspetti, sono sotto gli occhi di tutti. È auspicabile passare quindi ad una generalizzazione di questo modello, che salva dai trafficanti di esseri umani e favorisce l’integrazione. Per questo ci rivolgiamo direttamente al Governo italiano perché allarghi la quota dei beneficiari accolti nel nostro paese e si faccia promotore di un ‘corridoio umanitario europeo’, gestito dalla UE e da una rete di paesi volenterosi, prevedendo un adeguato sistema di sponsorship”.
Gli autori del documento toccano anche la questione dei salvataggi in mare: “Nel breve periodo, però, mentre si cerca il consenso europeo su queste misure, occorre garantire il soccorso in mare, che non può ridursi a una politica di respingimenti o di semplici chiusure. I migranti non possono essere vittime tre volte: delle persecuzioni, di chi li detiene in campi che – come varie volte attestato dall’ONU – non tutelano i diritti umani essenziali e di chi li respinge in quegli stessi campi e in quelle umiliazioni. Per noi cristiani, come per ogni essere umano, omettere il soccorso a chi giace sulla strada o rischia di annegare è un comportamento di cui si può solo provare vergogna. Per questo chiediamo un potenziamento delle attuali attività di soccorso, rese dai mezzi militari, dalla Guardia Costiera e dalle ONG, nel rispetto delle norme del mare e del diritto umanitario”.
Le Chiese sono pronte a dare il loro contributo: “Per quanto divisivo il tema dell’immigrazione è così serio e grave da non potersi affrontare senza cercare una piattaforma minima di istanze e procedure condivise. Questo auspichiamo e per questo ci mettiamo a disposizione con la nostra esperienza e i nostri mezzi, pronti a collaborare sia con le autorità italiane che con quelle europee”.