LE IMPRESE ROMANE FRA PANDEMIA E CRIMINALITÀ: LA PEGGIORE CRISI DAL SECONDO DOPOGUERRA

La pandemia ha colpito duramente le imprese del terziario di mercato che stanno vivendo una crisi senza precedenti, la più drammatica dal dopoguerra ad oggi. Imprese, soprattutto quelle più deboli e meno strutturate, che tra i principali problemi indicano la mancanza di liquidità, la perdita di fatturato e le complicazioni burocratiche. Ma tra gli effetti del Covid ci sono anche i fenomeni criminali.
A questo proposito, l’indagine di Confcommercio rileva la crescita dell’usura (+ 14 punti percentuali rispetto al 2019). A indicarlo è il 27 per cento degli imprenditori del terziario di mercato. E sono circa 40 mila le imprese del commercio, alloggio e ristorazione che rischiano di finire nella morsa di questo fenomeno. Sono i dati presentati oggi da Confcommercio nel corso dell’ottava edizione della giornata “Legalità, ci piace!” alla quale ha preso parte il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e il presidente dell’Ambulatorio Antiusira Onlus Luigi Ciatti. Dall’analisi realizzata a livello territoriale in alcune grandi città, la situazione appare particolarmente critica al Sud con dati allarmanti per Napoli, Bari e Palermo dove la diffusione dell’usura è decisamente più elevata rispetto alle altre città considerate.
Rispetto al resto d’Italia, la crisi economica a Roma è percepita in modo peggiore: dall’indagine emerge che circa il 30 per cento delle attività della Capitale sta pensando di chiudere definitivamente, il 42 per cento ritiene aumentata la pressione della criminalità sulle imprese e il 19 per cento ritiene diffusa l’usura sul proprio territorio. Il 62 per cento delle imprese ha avuto problemi di liquidità nel corso del 2020 (rispetto al 52 per cento della media italiana), il 72 per cento delle imprese hanno subito una forte perdita o chiuso in perdita (rispetto al 68 per cento in Italia) e il 30 per cento valuterà se chiudere definitivamente l’attività, rispetto al 19 per cento della media italiana). A Roma, inoltre, il 42 per cento delle imprese crede che con il Covid la pressione della criminalità sia aumentata (quasi in pari con la media italiana del 44 per cento) e il 19 per cento crede che nella zona in cui opera l’usura sia molto o abbastanza diffusa (rispetto al 21 per cento del resto d’Italia.
Il 48 per cento degli imprenditori consiglierebbe alla vittima di usura di denunciare alle forze dell’ordine e il 21 per cento indicano come riferimento i centri antiusura. Le forze dell’ordine sono ritenute il soggetto più vicino agli imprenditori minacciati (per il 36 per cento degli intervistati), ma il 32 per cento degli imprenditori si sente solo di fronte alla criminalità. L’indagine è stata condotta da Swg mediante interviste Cati/Cawi somministrate dal 22 gennaio all’8 febbraio 2021 su un campione di 705 imprese del terziario di mercato e con un approfondimento sul tema dell’usura che ha visto il coinvolgimento di 591 imprese del commercio, strutture ricettive e pubblici esercizi con meno di 10 addetti distribuite sull’intero territorio nazionale e di 810 imprese della stessa tipologia distribuite su 9 grandi città (90 per ogni città).